E' subito scontro fra azienda e sindacati sul piano di ristrutturazione presentato dalla Barilla per la riorganizzazione della divisione pasta. Un riassetto in cui la società investirà 162 milioni di euro, e che porterà alla chiusura dello stabilimento di Matera, del mulino di Termoli, e il trasferimento della produzione di fette biscottate, ma che darà vita, a Caserta, a uno dei poli produttivi più importanti d'Europa e, a Foggia, al più grande stabilimento del mondo con una produzione di circa 243 mila tonnellate l'anno di pasta. Un intervento che non si preannuncia per nulla indolore per i dipendenti, e i sindacati sono immediatamente scesi sul piede di guerra proclamando uno sciopero di 8 ore. Sono infatti a rischio 229 posti di lavoro di cui circa un centinaio, ha spiegato oggi il direttore generale Pasta Meal Barilla G. e R. Fratelli, Nicola Ghelfi, "saranno fronteggiati attraverso il ricorso al prepensionamento", mentre alla parte rimanente verrà offertà la possibilità di ricollocarsi. I sindacati parlano di licenziamenti, ma l'azienda rifiuta il ricorso a questo termine, sottolineando come ai dipendenti verrà offerto un incentivo per l'eventuale trasferimento a un altro sito produttivo. Nel dettaglio, il piano prevede la chiusura totale dello stabilimento di Matera a partire dal gennaio 2006, con il conseguente trasferimento delle attività produttive a Caserta e Foggia; lo spostamento ad altra sede della produzione di fette biscottate, ora annessa al sito di Caserta; la dismissione del mulino di Termoli e la successiva costruzione di un Mulino collegato allo stabilimento di Pedrignano, e il trasferimento del centro ricerche da Foggia a Parma. I sindacati chiedono l'immediato ritiro del piano, in quanto "contraddice quanto affermato appena un anno fa nel piano integrativo del gruppo", e perché è volto a "penalizzare il Mezzogiorno". Di diverso avviso la controparte aziendale: "dei 162 milioni che Barilla investirà - ha spiegato Ghelfi nel corso di una conferenza stampa che si è svolta in contemporanea all'annuncio del piano ai sindacati - i due terzi dei soldi saranno destinati al Sud". "Il calo dei consumi, la crescita degli hard discount, lo sviluppo delle marche dei distributori e dei 'primi prezzi', unitamente a un calo del mercato della pasta in Italia - ha spiegato Ghelfi - e un aumento di promozioni e sconti", sono i motivi che hanno spinto Barilla a riorganizzare la divisione della pasta. A questo va inoltre aggiunta "la necessità che i siti produttivi, dal punto di vita logistico, siano vicini al proprio mercato di riferimento". "Il 2004 è andato bene per la pasta - ha spiegato Ghelfi - visto che i volumi sono cresciuti del 3,6% e il fatturato dell'1,6%, mentre l'utile operativo è avanzato dell'8-9%, anche se questo è stato un anno record per la raccolta del grano, ma le previsioni per il mercato in generale restano negative". Risultati in crescita, ma anche sulle cifre scatta il confronto tra azienda e sindacati, secondo i quali Barilla non "ha dato notizie sul rapporto tra fatturato e indebitamento bancario" e su cui, denuncia la Flai "ci sono problemi seri e gravi".
|