Il gip del tribunale di Napoli, Ettore Favara ha scarcerato oggi l'imprenditore Alfredo Gaetani, dirigente della Parmalat, arrestato ieri dopo una indagine della Dda di Napoli sull'imposizione dei marchi Cirio e Parmalat ai dettaglianti nelle province di Caserta e Napoli da parte di clan camorristici. Gaetani, assistito dall'avvocato Filippo Dinacci, è stato scarcerato poiché, secondo quanto si è appreso, il gip ha ritenuto che non sussistevano più le esigenze cautelari. Le accuse per Gaetani e per altri due funzionari arrestati, Antonio Affinita e Rosario Cristiano anche loro arrestati, è che hanno lavorato nella Cirio e successivamente nella Parmalat, sono di favoreggiamento aggravato, ai sensi della normativa antimafia, nei confronti di alcuni concessionari del gruppo Parmalat ritenuti legati al clan dei Casalesi e al clan Moccia. L'inchiesta, coordinata dal pm Francesco Curcio e dal procuratore nazionale aggiunto della Dda Lucio Di Pietro, aveva già portato nel marzo scorso a una serie di arresti di affiliati al clan dei Casalesi, attivo nel casertano, e al clan Moccia, attivo nell'entroterra a Nord di Napoli. Attraverso minacce e intimidazioni, utilizzando imprenditori complici o collusi, i clan camorristici erano riusciti ad imporre un regime di monopolio nella distribuzione del latte nel napoletano e nel casertano. I marchi imposti erano "Berna" e "Matese", appartenenti prima alla Cirio e poi, tramite le società Eurolat e Newlat, riconducibili alla Parmalat. I clan camorristici ottenevano mensilmente cospicue somme di denaro in cambio. Il versamento delle tangenti - secondo quanto emerso dalle indagini della Dda - era noto ad alcuni dirigenti dei gruppi Cirio e Parmalat che avevano ideato artifici contabili per mascherare le somme versate alla camorra.
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