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CASERTA, VESCOVO NOGARO VICINO A LAVORATORI EX 3M... MA LICENZIA SUA DIPENDENTE


CASERTA - (di Franco Tontoli dal Corriere del Mezzogiorno di Martedi 23 Ottobre 2007) - «Più che arrabbiata sono amareggiata per aver perso il lavoro, e in particolare per il fatto che il licenziamento porti la firma del vicario vescovile e il timbro della Curia, con la motivazione della necessità di riduzione del personale e, cioè, di una persona sulle quattro in servizio». Lo sfogo è di mentre Nogaro scrive a Napolitano da diciotto anni impiegata di segreteria al centro di coordinamento pastorale della Curia diocesana, segue quello sottoscritto in una lettera inviata al Corriere del Mezzogiorno con allegata copia di una lettera inviata al presidente della Repubblica. «Non potevo non scrivere al presidente Giorgio Napolitano — dice Angelina Saulle — dal momento che allo stesso Capo dello Stato qualche giorno fa ha scritto il vescovo monsignor Nogaro, mio datore di lavoro, per chiedere il suo intervento per sbloccare la vertenza che vede opposti 900 lavoratori alla società Ixfin. Io ritengo del tutto giusto che il vescovo abbia richiesto questo intervento. Mi chiedo, però, a quale vescovo devo rifarmi per il mio licenziamento per riduzione di personale, una unità, io, su quattro dipendenti, due custodi e due addetti di segreteria. Forse la sofferenza e l'amarezza del singolo è diversa a quella di tanti altri lavoratori?». Il ragionamento non fa una piega, proprio sul lastrico non è che la signora Saulle sia stata destinata, ma la perdita del lavoro è sempre traumatica, per la dignità prima ancora che per le conseguenze economiche che praticamente comporta. La lettera di preavviso di licenziamento, firmata dal vicario vescovile, è formalmente ineccepibile e corredata dei richiami normativi che evidentemente supportano la determinazione del licenziamento. «Il nostro recesso dal rapporto di lavoro con voi instaurato — vi si legge — è da collegarsi a ragioni oggettive e derivanti da una riduzione del personale, essendo venute meno le esigenze prima soddisfatte con la mansioni attribuitevi e non potendo più collocarla in altro ufficio». Alla signora Saulle verrà riconosciuta regolare retribuzione, in esenzione dal servizio, fino al 13 dicembre prossimo, data di interruzione del rapporto di lavoro. Lo sfogo, verbale ed epistolare di Angelina Saulle, sarà tradotto intuibilmente in una formale vertenza di lavoro e sarà l'arbitrato giudiziario a stabilire la legittimità del licenziamento, conseguenza probabilmente anche di un rapporto che negli ultimi anni non deve essere stato troppo sereno. Per riferite motivazioni di precarietà nell'inquadramento normativo ed economico, la signora Saulle nell'anno 2003 intraprese una vertenza sindacale che le valse il riconoscimento di quanto le spettava. «Da allora, rapporti deteriorati — conclude la dipendente licenziata — e ancora più tesi da quando, per un infortunio occorsomi in ufficio, sono stata costretta ad assentarmi per malattia dal 31 maggio al 12 agosto scorsi e per altri trenta giorni che scadranno il 29 ottobre prossimo». È tutta materia da magistratura del lavoro piuttosto che per giudizi affidati alla pubblica opinione. Le sentenze, a parte la doverosa solidarietà per una lavoratrice al momento soccombente, devono derivare da giudizi emessi nelle sedi deputate.

 
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