CASO CONTRADA: FINISCE CON I DOMICILIARI LA VIA CRUCIS DELL'EX SISDE
Data: Venerdì, 25 luglio @ 15:00:47 CEST
Argomento: Cronaca




SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta) (di Ferdinando Terlizzi) - Una lunghissima attesa, che alla fine ha premiato i numerosissimi giornalisti, che si erano posti in attesa dell’uscita del prefetto Bruno Contrada, detenuto presso il Carcere Militare ( ex caserma Andolfato) da circa sei anni. Fin dalle prime ore del mattino, vi è stato un accorrere di operatori tv, fotografi e giornalisti, dopo la favorevole decisione di ieri del Procuratore Generale di Napoli, che aveva espresso il parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari ( una misura meno afflittiva per l’ex numero tre del SISDE ). Verso le dieci le agenzie hanno battuto il primo dispaccio confermando che il Tribunale di Sorveglianza di Napoli aveva concesso – in considerazione delle gravi patologie che affliggono il detenuto – la detenzione domiciliare in località Varcaturo ( una bella zona balneare con spiaggia ) in tenimento di Castelvolturno, presso una villetta della sorella del dr. Bruno Contrada. Un primo annuncio di imminente uscita era stato dato, prima dell’ora di pranzo, ai giornalisti dal capitano Domenico Filippelli ( gentilissimo e paziente, che ha dovuto sopportare, per moltissime ore, la pressione asfissiante con mille domande da parte di tutti i presenti ma che alla fine – a sue spese - ci ha dato anche da bere ) ma poi si è capito che qualcosa si era inceppato. Mentre le ore passavano, si è poi saputo che il notevole ritardo accavallatosi nel tempo, era dovuto al fatto che nel provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, era stato indicato un indirizzo diverso da quello dove poi realmente sarebbe stato accompagnato Bruno Contrada. L’accompagnamento del Dr. Contrada da S. Maria C.V. alla residenza da raggiungere – cioè Varcaturo – è stato effettuato a cura dei carabinieri della Compagnia di S. Maria C.V. che con un pulmanino ( non blindato con vetri chiari ) hanno effettuato il tragitto, preceduti e seguiti da macchine di scorta. Erano dunque le 15,45 allorquando il furgoncino predetto ha lasciato il carcere militare . Il dr. Contrada era seduto sul sedile posteriore, con a fianco un carabiniere, aveva la giacca ma era senza cravatta. In quei pochi minuti che abbiamo potuto osservarlo ( mentre partivano grida da parte di alcuni astanti “Auguri dr. Contrada”) ci è sembrato molto provato, smunto in viso e con aria mortificata. Lui deve aver sofferto veramente, anche se i giudici ci hanno messo del tempo a convincersi che le sue malattie erano “incompatibili” con il regime carcerario. Ci dice, però, chi ha avuto esperienze carcerarie, che per la verità il carcere militare non è poi così pesante come quello di Poggioreale o di Carinola o di S. Maria C.V. – Si vive con una umanità diversa, dove la pena diventa veramente “rieducativa”. Qualche esempio? A Poggioreale, ma anche in altre carceri, l’ora d’aria è limitatissima. Non c’è spazio verde e la sera si chiude la cella con una blindatura. Nel carcere militare di S. Maria C.V. ( da molti definito un hotel a 5 sbarre ) non c’è niente di tutto questo. Ma quello che gioca veramente un ruolo determinante per il detenuto è la cordialità degli agenti ( in questo caso militari di leva ) e le ottime referenze del capo cuoco, che sforna manicaretti delicatissimi. Verso mezzogiorno si era diffusa la voce che il ritardo dell’uscita di Contrada era dovuto all’imminente arrivo dell’on. Stefania Craxi, sottosegretario agli esteri. Ma il capitano Filippelli ha spiegato che indipendentemente dall’autorevolezza del personaggio il Contrada non era affatto pronto – dovendo sottoporsi a vari controlli – oltre al tempo occorrente per modificare il provvedimento iniziale che come detto aveva riportato un domicilio diverso da quello reale. Tra le persone che si intrattenevano (per curiosità) innanzi la “Caserma- carcere”, c’era il maresciallo Pasquale Russo, del reparto traduzioni del carcere di Secondigliano, il quale è stato responsabile del picchetto che aveva in custodia il prefetto Contrada, all’epoca in cui era ricoverato preso il Cardarelli. “Mi ha fatto molto piacere – ha detto – apprendere della escarcerazione del dr. Contrada, quando è stato al Cardarelli ho potuto apprezzare la sua signorilità”. >(24 luglio 2008)





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