
OPERAZIONE CASSIOPEA: 97 RINVII A GIUDIZIO
Data: Giovedì, 06 novembre @ 09:09:31 CET Argomento: Cronaca
Dai poli industriali del Nord alla
provincia di Caserta ed in altre località del Centro-Sud.
Questo il percorso di circa 1 milione di tonnellate di rifiuti
pericolosi smaltiti illecitamente per anni da un' organizzazione
criminale ramificata in tutta Italia. Il traffico è stato
scoperto con un complessa indagine - denominata Operazione
Cassiopea - sviluppata dal Comando Carabinieri per la tutela
dell' ambiente (Reparto operativo e Noe di Caserta), che ha
portato alla richiesta di 97 rinvii a giudizio da parte del pm
della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Donato
Ceglie.
Associazione per delinquere, disastro ambientale,
avvelenamento di acque, realizzazione e gestione di discariche
abusive, getto pericoloso di cose, truffa ed abuso di ufficio i
reati contestati. Nei confronti degli imputati, il gip del
tribunale, Silvio Guarriello, ha fissato al prossimo 3 dicembre
la data dell' udienza preliminare.
"Si tratta - ha spiegato il maggiore Antonio Menga,
comandante del Reparto operativo dei carabinieri per la tutela
dell' ambiente - della più grossa inchiesta mai fatta in Italia
nel campo della gestione illecita dei rifiuti".
Le indagini, spiegano i carabinieri,
sono iniziate alla fine del 1999 a seguito di un sequestro
eseguito presso un impianto di conglomerati bituminosi nella
zona del napoletano. Successivamente, le attività investigative
si sono sviluppate in ambito nazionale ed hanno portato all'
accertamento dello smaltimento illecito di circa un milione di
tonnellate di rifiuti pericolosi, dalla natura particolarmente
tossico-nociva, e con rischi cancerogeni: polveri da
abbattimento fumi delle industrie siderurgiche e metallurgiche,
ceneri da combustione olio minerale, morchie oleose e di
verniciatura, pitture e vernici di scarto contenenti solventi
organici non alogenati, fanghi da trattamento acque di processo
di depurazione di industrie chimiche ed acque reflue
industriali, inchiostro di scarto, melme acide, fanghi di
potabilizzazione e chiarificazione delle acque.
A reggere le fila del lucroso traffico era un circuito
criminale sostenuto da legami e connivenze fra ditte di
trasporto rifiuti, agenzie di intermediazioni, centri di
stoccaggio, attività di recupero rifiuti e impianti di
smaltimento. I rifiuti provenivano dai poli industriali situati
in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana
principalmente da industrie siderurgiche, metallurgiche,
cartarie e conciarie e, attraverso ditte compiacenti abilitate
al trasporto, all' intermediazione, al recupero ed allo
stoccaggio, venivano smaltiti illegalmente in siti localizzati
in provincia di Caserta, nonché in altre località di Umbria,
Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Sardegna.
L' attività illecita è stata possibile grazie ad operazioni
di falsificazioni di documentazione amministrativa, certificati
di analisi dei rifiuti, formulari di identificazione dei
rifiuti, documenti di trasporto e fatture, che hanno consentito
di simulare il recupero dei rifiuti speciali in fatiscenti ed a
volte inesistenti impianti di recupero, mentre in realtà
venivano smaltiti illegalmente in cave dismesse, terreni e
capannoni. Il trasporto era caratterizzato da percorsi
antieconomici ed anomali (frequenti uscite dalla rete
autostradale, soste sospette, ecc.), organizzati e programmati
dagli intermediari in maniera tale da assicurare i rifiuti
pericolosi allo smaltimento illecito, al conferimento ed
immissione nei cicli produttivi, alla declassificazione in
rifiuto non pericoloso tramite la simulazione di trattamenti e
di operazioni di recupero, attraverso la falsificazione dei
certificati di analisi, nonché attraverso l' adozione
sistematica del classico artifizio denominato 'giro bolla' per
la falsificazione dei documenti di trasporto, raggiungendo
quindi i siti di smaltimento finale.
Ciò, prosegue il comando dei carabinieri per la tutela dell'
ambiente, ha determinato, oltre ad un illecito profitto a
vantaggio degli operatori posti tra il produttore ed il
destinatario finale, un danno alla collettività dovuto sia alle
gravissime alterazioni ambientali prodotte dallo smaltimento
illecito, sia all' immissione sul mercato di prodotti realizzati
con sostanze tossico-nocive. Allo scopo di evitare che i reati
rilevati evolvessero verso ulteriori conseguenze, si è
proceduto al sequestro preventivo e giudiziario delle aree,
degli impianti, dei mezzi e di tutto ciò che comporta la
continuazione dell' attività illecita e quindi del danno
ambientale. E' stato così possibile sequestrare 18 aree, tra
cui cave, fornaci, aziende agricole ed impianti di recupero
adibiti a discariche abusive di rifiuti e 25 autoarticolati
utilizzati per il trasporto dei predetti rifiuti.
Le attività investigative hanno portato nel tempo a 114
perquisizioni locali, eseguite presso aziende dislocate in 27
province del territorio nazionale, con relativi sequestri di
copiosa documentazione e alla denuncia di 182 soggetti per
singoli reati presso diverse procure del territorio nazionale.
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