Sessantesimo Anniversario della Repubblica,
con particolare riferimento ad uno dei suoi padri fondatori, Sandro PERTINI, di cui ricorre il 25 settembre il 110° anniversario della nascita.
La celebrazione ufficiale della
III Giornata dei Valori Nazionali della Repubblica
verrà aperta il 25 settembre con la deposizione di una corona presso la lapide che commemora l’ex Presidente della Repubblica in Piazza di Trevi 86, a Roma e proseguirà con un convegno sulla figura di Sandro Pertini, che avrà luogo presso Villa Piccolomini (Via Aurelia Antica, 164) con la collaborazione dell’Associazione Nazionale “Sandro Pertini”, il Centro Sandro Pertini e la Fondazione Sandro Pertini.
LE SOCIETA’ MIGLIORANO SOLO QUANDO SI RIESCE A RIMUOVERE L’EGOISMO UMANO E L’INGIUSTIZIA PERPETRATA DAI SINGOLI A DANNO DELLA COLLETTIVITA PIÙ DEBOLE.
PERTINI (di Giovanna Canzano) - Questo è un’insegnamento che Sandro Pertini ha contribuito a scolpire nel mio cuore quando penso con nostalgia ai momenti che come Capo dello Stato mi incantava davanti alla televisione a sentire le sue parole.
Ricordo con commozione le sue parole sulla ingiustizia sociale. Egli diceva che essa può generare risentimento e dissapore nelle persone più deboli che non hanno i mezzi per difendersi, mentre la società avanzata come la nostra non fa nulla per rimuovere gli ostacoli citati nell’articolo 3 della nostra carta costituzionale, che, chi esercita il potere pubblico, ha il dovere etico di prevenire e rimuovere.
Ricordo ancora la coerenza politica che lo hanno sempre contraddistinto da tutti gli uomini politici della sua epoca, ed egli, si distingueva anche dagli uomini del suo stesso credo politico.
In difesa delle classi più deboli diceva che la vita senza libertà e senza giustizia sociale non era di suo interesse, e che la libertà e la giustizia sono indissolubilmente unite. Diceva ancora, che è meglio un’imperfetta democrazia di una perfetta dittatura
Sulla pace tra i popoli, Pertini ripeteva ai grandi della terra, con forte energia e tanta rabbia ‘svuotate gli arsenali di armi e riempiteli di grano’.
Per poter realizzare i nostri ideali non dobbiamo sprecare la nostra esistenza, ma dobbiamo dare senso e vigore alla nostra vita, impegnandoci con tutte le nostre energie per la libertà e la giustizia, creando il presupposto per rendere possibile il benessere collettivo per le classe disagiate, e, solo in questo modo, si realizzerebbe una vera giustizia sociale.
Per fare questo è importante credere nei grandi ideali ogni giorno, senza trascurare le piccole cose perché sono indispensabili al raggiungimento di questi obiettivi.
Pertini, identificava il socialismo come un credo sublimo, una filosofia della libertà, della sicurezza, della giustizia, e, aggiungo, verità e pace. Nella sua realizzazione, egli vedeva nella la repubblica, il raggiungimento del benessere per tutte le classi sociali, che era il suo vero obiettivo.
La sua coerenza ed il suo coraggio ci fanno ricordare che quando il Comitato esecutivo della sezione di Parigi del Partito Socialista Italiano, iniziando il tesseramento del 1931, inviò a Turati la tessera numero 1, offrendogliela ‘quale segno di grande affetto e di altissima stima e considerazione’,per la sua perseveranza nella difesa dei diritti umani e della libertà e della giustizia sociale, il vecchio capo socialista ringraziando per la stima che la sezione di Parigi gli dimostrava, aggiunse: “A me il numero uno spetta solo come anzianità. Mi permettete di cederlo ad un assente che deve essere presente, ad Alessandro Pertini, che, è un giovane antifascista rinchiuso nel fondo di un carcere italiano”.
Ricordiamo ancora che, se le sue convinzioni avessero prevalso nel PSI (psiup) forse la storia del socialismo italiano, della repubblica e della sinistra, avrebbero avuto un altro corso, infatti egli fu contro le liste uniche del fronte popolare con il PCI, contro la scissione saragattiana di palazzo Barberini e, fu il primo presidente della repubblica che, con il suo settennato dal 1978 al 1985, ruppe il monopolio dei presidenti del consiglio democristiani.
Si pensi ad esempio agli ex PCI, che patrocinavano la retorica sulla Repubblica Sociale Italiana, per annebbiare il fatto che Togliatti era stato funzionario e amico fedele di Stalin, accettando tutte le sue decisioni, senza cercare di mantenere viva la tradizione riformista.
I comunisti si sono anche appropriati della storia del socialismo e della memoria di personalità illustri del socialismo italiano, mentre Pertini, dal canto suo, per dar risalto al suo anticomunismo, in ogni suo discorso citava Turati e non Gramsci.
Sandro Pertini, che volle mantenere sempre la distinzione tra socialisti e comunisti al punto che in carcere a Ventotene dove era rinchiuso insieme ad Antonio Gramsci, e dove ambedue godevano di reciproca stima e rispetto per le proprie idee, disse, che quando i socialisti furono chiamati dai comunisti ‘socialfascisti’, Pertini, rivolgendosi a Gramsci gli diede del Lei. Gramsci gli disse cosa stesse succedendo e Pertini rispose: “Quando i comunisti ci considerano ‘socialfascisti’, è giusto e onesto mantenere le distanze”. Gramsci rispose di non tenere in considerazione quello che dicevano i suoi compagni di partito, in quando lui non condivideva le loro posizioni. La risposta di Pertini fu:
“Vedi, io non potrò mai condividere gli ideali comunisti sono un uomo libero esprimo sempre liberamente la mia idea, a costo della mia stessa vita, e, con la mia stessa vita difenderò il mio più atroce nemico affinché ognuno è libero di esprimere in piena libertà la sua idea, e dopo io lo combatterò democraticamente e politicamente”.
Questi sono insegnamenti che tutti noi, ne dovremmo fare tesoro prezioso per tramandare alle nuove generazioni questi modelli di vita e di libertà, in questo modo si potrebbe raggiungere almeno in parte la giustizia sociale che oggi tutti la nominano ma nessuno la mette in pratica ingannando la povera gente, che allo stato attuale ancora più di prima si trova in condizioni di precarietà e, illudendola con promesse che mai riusciranno a soddisfare.
Poter raggiungere questi obiettivi, si farebbe onore agli insegnamenti che ci sono stati dati e tramandati da Pertini.
Durante il suo mandato come Presidente della Repubblica Italiana dal 1978 al 1985, ha interpretato le sue alte funzioni costituzionali elevandosi a Presidente del Popolo Italiano, aprendo le Istituzioni Repubblicane alle speranze degli Italiani, ravvivando il senso dello Stato, l’orgoglio nazionale e l’amore per la Patria, testimoniando sempre la sua fede politica socialista accompagnata da una cristallina moralità pubblica e privata e dalla ferma convinzione della inscindibilità dei valori della libertà e della giustizia sociale indicati come contenuto sostanziale della democrazia repubblicana, della fraternità e dell’uguaglianza, della pace e della solidarietà fra tutti gli esseri umani ed i popoli della terra.
Dopo il suo settennato come Presidente della Repubblica, egli fu definito il presidente senza macchia e più amato dagli italiani ed è assurdo assistere oggi che ad ogni suo anniversario sono in pochi a ricordarlo. Certamente questo a mio avviso non è onesto, e ricordare il suo alto ruolo anche nel rispetto della verità storica, che le nuove generazioni hanno il diritto di conoscere, è indispensabile.
Sono certo che l’attuale presidente della Repubblica, quale personalità illustra e giusta saprà dare rilevanza alla sua figura storica.
Socialista libertario da sempre, apostolo del socialismo liberale ed umanitario, Pertini era discepolo di Filippo Turati e di Claudio Treves.
Egli definì il Socialismo come “fatto di rettitudine, di buon senso, di costante fedeltà all’idea liberamente scelta”.
Pertini individuò per il Suo partito, il Partito Socialista, "la missione di essere il mediatore tra il mondo occidentale ed orientale", tra il Nord ed il Sud del mondo e di interpretare e risolvere prioritariamente i problemi delle classi lavoratrici attenendosi sempre ad un rigoroso profilo etico inteso a considerare:
“la politica una missione da assolvere nell’interesse del paese e delle classi lavoratrici” .
Lo stesso Sandro Pertini, pur di non rinnegare la sua fede socialista, non è sceso mai a compromesso con nessuno, neanche con se stesso, anche quando la madre scrisse al Presidente del Tribunale Speciale, lui, invece di apprezzare il gesto della madre che aveva saputo del suo stato di salute precaria , scrisse in una lettera divenuta ormai famosa:
“Pianosa, 23 febbraio 1933. A sua Eccellenza il Presidente del Tribunale Speciale. La comunicazione che mia madre ha presentato domanda di grazia in mio favore, mi umilia profondamente. Non mi associo, quindi a una simile domanda, perché sento che macchierei la mia fede politica, che più della mia stessa vita, mi preme”.
Per i successivi quattro mese, smise di dare sue notizie alla madre, le scrisse solo quando seppe che ella era ammalata dicendo che la perdonava per quello che aveva fatto ma non perdonava coloro che le avevano consigliata a fare l’errore di chiedere la sua grazia.
Ci sembra importante ricordare le Sue parole in questo momento di enorme instabilità politica, e, a mio parere la meno professionale nella storia repubblicana. Il nostro attuale governo di sinistra, quella sinistra dove a prevalere è il ‘pensiero’ comunista ma che nel ‘lato nascosto’ del loro operato, c’è un pensiero politico che si adopera per favorire un'altra frazione di dominanti che ha
condensato nel suo grembo una serie di poteri forti che vanno dalla
finanza, all'industria, ai sindacati. A mio parere questa politica
sindacal-finanziario-industrial-politico pur rifacendosi a principi di pace, libertà e benessere per tutti, ha in realtà rispolverato i peggiori diktat del credo comunista
Con gli insegnamenti di alto senso morale e civile del nostro amato presidente Pertini, ci auguriamo che una nuova generazione possa continuare a portare avanti con entusiasmo e pieni di energia per il bene collettivo questi insegnamenti.
Nel ricordare la sua figura che tanto ci rassicurava, fa sì che il nostro sguardo verso il futuro è posto su ideali che ci danno fiducia. (22 settembre 2006)