CASERTA, LAVORO: DIETRO LA VICENDA IXFIN ANCHE L'INCAPACITA' DEI SINDACATI
Data: Venerdì, 15 ottobre @ 09:12:15 CEST
Argomento: Lavoro


Pubblichiamo un'approfondita analisi della vicenda Ixfin descritta con dovizia di particolari da un lavoratore



Sono uno dei 1000 lavoratori della Ixfin di Marcianise, un'azienda di cui si conosce troppo e troppo poco per essere una realtà importante nella Terra di Lavoro. Scrivo a titolo di sfogo e di appoggio a quanti come me sono rimasti amareggiati dall'atteggiamento manchevole e irresponsabile delle Rappresentanze Sindacali Unitarie del nostro sito, Regionali e Nazionali e dell'imprenditoria fantasma e ignominiosa che v'è a capo. Abbiamo affrontato un lungo periodo di gravi incertezze, di dubbi e di ambiguità generati dall'alternarsi improduttivo di svariate proprietà. Oggi, dopo anni di incontrollabile confusione, assistiamo all'ennesima svolta, ad un'altra invenzione. Crisi e nuovo padrone: un pò di croce e poi la delizia….
Blocchiamo la stazione ferroviaria di Caserta, l'autostrada, l'uscita Caserta Sud: quattro ore di sole ogni volta, senz'acqua e senza chiarezza d'intenti: rabbia, confusione e la comune sete di giustizia. Lo abbiamo rifatto ancora nelle medesime condizioni. Lettere e fax inviati dappertutto, politici, imprenditori, responsabili, finanziatori... E' cominciato tutto più di un anno fa, il penultimo stipendio ci è stato corrisposto in due porzioni: una volta il 70% e poi il restante 30, su cui gravavano anche dei dubbi. L'attuale non l'abbiamo ancora percepito. Durante le proteste di questi giorni l'azienda ha ricevuto svariate decine di certificati medici: a volte il troppo disagio fa davvero male alla salute... Molti di noi, dopo le assemblee interminabili, hanno tentato di rientrare per recuperare qualche scampolo delle ore investite per gli scioperi... Alcuni ci sono riusciti e sono stati coperti dalle viscide collusioni fra qualche sindacalista e qualche responsabile aziendale. Alla faccia di chi ha scioperato.
Abbiamo manifestato a Roma: alcuni di noi sono stati feriti, forse per la loro stessa irruenza. Forse perché è troppo facile che un migliaio di uomini “forza dell’ordine” vadano a cercare il pretesto terroristico, “noglobalistico”, “black-blockistico”, per caricare “in alleggerimento” trecento operai. Otto persone, per la cronaca, sono state “leggermente” pestate; due sono state prelevati dalla folla, portate dietro un muro, picchiate come il comandamento del buon tutore dell’ordine prescrive in questi casi, e poi letteralmente ributtati nella ressa. Se venite in fabbrica vi mostreranno i souvenir della gita a Roma. O forse perché gli operai hanno fatto esplodere petardi. Operai sovversivi davvero! Già: i sindacati sapevano di Roma, sapevano che aria tira da quelle parti, sapevano che un botto “fuori posto” sarebbe stato l’inizio di una tragedia. Ma in fondo che ne potevano sapere loro della manifestazione? Potevano mai immaginare che gli operai avrebbero ricevuto una così calda accoglienza? La beata innocenza dei responsabili sindacali è palese, pari solo al ligio dovere di quei giornalisti, figli della vera retorica di nobile penna, che hanno taciuto sulla vergogna romana, dedicando all’evento un omertoso “servizietto” di una qualche manciatina di secondi; giusto così, tanto per farlo sapere…
Sono entrato che avevo vent'anni: di sogni e di speranze erano quei vent'anni... Volevo crescere e diventare grande, bravo, un "professionista" nel mio lavoro. Ho scoperto intelligenze nuove, capaci, produttive, rapporti edificanti. In questo posto c'è gente che sa fare davvero il suo mestiere, gente in gamba. Né imprenditori né sindacati hanno capito quanto vale tutto questo, non hanno capito chi siamo veramente. Hanno indotto una tale confusione da spingere i lavoratori a comportarsi in maniera irrazionale, inconcludente. Ciascuno di noi lavoratori si chiederà, alla fine di quest'altra edizione del festival dell'ipocrisia, il perché di tanti gesti compiuti ed incompiuti, ma non troverà risposta se non nel disordine e nella contraddizione imposte da coloro che avrebbero dovuto darci una chiarezza, una sicurezza. Questi sono quelli che non sanno fare il loro mestiere. E' comprensibile che la paura spinga a gesti inconsulti, specie quando ramifica nel terreno dell'ignoranza. E noi lavoratori siamo ignoranti: niente sappiamo di economia, di crisi mondiali, di cessioni di rami d'azienda, di articoli, di leggi, di margini e di profitti. Non è comprensibile, anzi, è intollerabile che chi ha il dovere di indicare una via, un modo, di saper spiegare le cose e di dare un'educazione, lo faccia alla bell'e meglio. I lavoratori dell'Ixfin sono stati impauriti e confusi da due ombre che li sovrastano ma che appartengono ad un unico potere, purtroppo anche questo diviso in sé stesso. Non abbiamo una proprietà, per cui non sappiamo neanche con chi prendercela: abbiamo eletto una RSU, sappiamo chi sono. Ma la loro incapacità a gestirci è stata clamorosa.
La manifestazione a Roma è stata un doloroso epilogo a testimonianza della disorganizzazione e dell’inesperienza di questi signori. Ma la loro colpa è ben poca cosa rispetto a quella di chi ha gestito loro.
Caserta deve sapere che abbiamo difeso il nostro diritto di lavoratori e che mai avremmo voluto arrecarle danno con le nostre azioni di protesta.
Caserta deve sapere che questa è la voce dei suoi figli, non di ladri, non di terroristi, non di mafiosi, non di sciacalli travestiti da benefattori o di burattinai cinici e calcolatori. I lavoratori della Ixfin hanno bisogno della fiducia di tutti per continuare ad esistere, non solo delle istituzioni, dei parlamentari e della legge. ( E si è visto in che modo ci hanno dato il loro cuore compassionevole).
Quanto è accaduto in questi giorni, in questi anni, ha messo in rilievo l'incapacità dei sindacati e degli imprenditori a darci un valore sul mercato, un senso nell'impresa ed un significato nell'industria. Caserta deve continuare a credere nella nostra realtà e nella nostra professionalità di lavoratori onesti e responsabili. Nulla vogliamo più di quanto ci spetti, specie per il fatto che sappiamo di essere una promessa, umana e professionale, perché siamo giovani e abbiamo tanto ancora da dare.
E' stato affisso un comunicato, dice che c'è un nuovo gruppo che ci ha acquisiti... Nei pensieri di tutti balena solo la paura di sapere chi sia e di come andrà a finire questa volta.
E di doverlo fare, per molti, all’età trent’anni.
Mogli, mariti e figli compresi.
Grazie per il vostro interesse.

Lettera firmata





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