Forse non assomiglia all'identikit realizzato dalla Polizia ma le prime parole che il boss Michele Zagaria ha rivolto ai magistrati della Dda che l'hanno raggiunto nel bunker sono state queste: "Avete vinto voi, ha vinto lo Stato".
CASAPESENNA (CASERTA), 7 DICEMBRE 2011 (Casertasette) - Avevano realizzato un'immagine al computer per stabilire il suo identikit attuale ma quasi sicuramente, il boss superlatitante avà un diversa fisionomia. E’ finita questa mattina alle 11.30 la latitanza del superboss della camorra, Michele Zagaria. Che non si trattasse di un altro buco nell’acqua, com’è avvenuto spesso in questi ultimi mesi quando le forze di polizia si erano riversate nella sua Casapesenna, lo si è compreso dal vastissimo dispiegamento di polizia e carabinieri che sin dalla prima mattinata avevano assediato la zona dove si riteneva che la primula rossa fosse nascosto. Alle 11.30 urla e scene di giubilo da parte delle forze dell’ordine hanno spezzato la calma apparente del luogo: Zagaria c’era davvero in quel bunker ricavato in una casa in fondo a via Mascagni, una traversa di via Crocelle.
L’ex primula rossa ha avuto addirittura un malore una volta vistosi scoperta: sul posto è stata fatta arrivare un’ambulanza a bordo della quale caricarlo.
L'ultimo latitante dei Casalesi
Michele Zagaria, nato il 21 maggio 1958, è soprannominato "Capastorta" ed era da tempo considerato l'ultimo grande latitante dei Casalesi. E' nato a San Cipriano d'Aversa, in provincia di Caserta ma è residente a Casapesenna (Caserta). Era ricercato dal 1995. La sua specializzazione è il settore edile ed è accreditato di grande capacità manageriale. E' stato in grado di mettere insieme, in un giorno di chiusura delle banche, 500 mila euro per l'acquisto di un immobile a Parma. Le sue imprese casertane sono riuscite ad imporsi sul mercato nazionale non solo praticando prezzi concorrenziali ma anche garantendo costantemente sui cantieri uomini e mezzi e tempi ridotti per la realizzazione delle opere. In uno dei processi che lo hanno visto imputato, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione anche il suocero di Pasquale Zagaria, Sergio Bazzini, imprenditore di Parma del settore del cemento, con interessi a Milano, Parma e Cremona. Gli investigatori ritennero Bazzini - del quale Zagaria aveva sposato la figliastra - una testa di legno del boss per controllare gli interessi del clan tra Emilia Romagna e Lombardia. Il "feudo" di Zagaria è il triangolo tra Casapesenna, San Cipriano d'Aversa e Casal di Principe, dove il boss è proprietario di un impero di milioni di euro accumulati con la droga, le estorsioni ed il controllo degli appalti. Il potere del boss si fonda proprio sul controllo del territorio. "A partire dal 2001 e fino a poco prima del mio arresto - ha messo a verbale un pentito dei Casalesi, Emilio di Caterino - per le grosse estorsioni, qualunque fosse il territorio in cui esse avvenivano e qualunque fosse la fazione dei Casalesi che aveva il controllo di quel territorio, il denaro comunque arrivava a Michele Zagaria, il quale provvedeva a distribuirlo fra tutti".