L'ex sindaco di centro sinistra Nuzzo, magistrato a Brescia
CASTELVOLTURNO (Caserta), 15 NOVEMBRE 2010 - Francesco Nuzzo, Lorenzo Marcello ed Antonio Scalzone, che hanno ricoperto piu' volte gli incarichi di sindaco e vicesindaco di Castel Volturno a partire dalla meta' degli anni Ottanta, sarebbero, secondo l'accusa, fedelissimi del boss Francesco Bidognetti. Sarebbero stati anche coinvolti nel braccio di ferro tra questa fazione del clan dei casalesi e quella che fa capo a Francesco Schiavone. In particolare, emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, Francesco Nuzzo fu sequestrato da uomini di Schiavone; per ritorsione, alcuni uomini di Bidognetti si presentarono armati nei municipi di Casapesenna, San Cipriano d'Aversa e Casal di Principe, imponendo ai sindaci pro tempore di dimettersi. Dall'ordinanza emerge un ritratto a tinte fosche dell'ex sindaco oggi sostituto procuratore generale a Brescia; il gip, per esempio, fa riferimento alla ''dedizione di Nuzzo, durante i suoi periodi di permanenza nel Comune di Castel Volturno, al gioco d'azzardo, nel quale egli si impegnava anche unitamente a soggetti adusi ad atteggiamenti quantomeno dubbi''. In quanto magistrato, Nuzzo ambiva ad un incarico di livello nazionale e cerco' di avvicinare l'allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella, attraverso Nicola Ferraro, che come lui militava nell'Udeur. ''Va ricordato - scrive il gip - che effettivamente Nuzzo risulta essere stato nominato dirigente dell'ufficio Servizio di controllo interno del Ministero della Giustizia (ossia proprio del dicastero retto in quel momento temporale da Mastella)''; quest'ultimo, pero', e' del tutto estraneo all'inchiesta odierna ed all'oscuro dei legami tra Nuzzo, Ferraro e i Casalesi. Il gip, che pure ha respinto la richiesta di arrestare il magistrato avanzata dalla Procura, sottolinea come ''Nuzzo ritenga di essere del tutto 'legibus solutus' ,avvezzo ad accordi con clan camorristici e al compimento di illegittimita' amministrative''. Alle accuse contro Nuzzo si aggiunge la concussione sessuale ai danni ''di una povera donna straniera, priva di redditi, alla ricerca di un dignitoso e sicuro posto di lavoro''. La donna, e' scritto nell'ordinanza, fu indotta ''a sottostare a prestazioni sessuali in cambio di un posto di lavoro che viene sottratto ad un'altra persona a cui in realta' spetta''. Dalle intercettazioni telefoniche emerge che la giovane rumena tiene a precisare ''che lei non e' una donna di strada e che ha bisogno di un lavoro'': ''Non l'ho mai fatto: lo faccio perche' sono disperata''.