E' MORTO NELL'OSPEDALE DI CASERTA IL BOIA DI BOLZANO, EX CAPORALE DELLE SS
Data: Sabato, 06 novembre @ 19:40:45 CET
Argomento: Cronaca




CASERTA, 6 NOVEMBRE 2010 - E' morto la notte scorsa nell'ospedale di Caserta, dove era ricoverato (era detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere prima del ricovero in nosocomio) all'eta' di 86 anni, il boia di Bolzano l'ex caporale delle SS, l'ucraino Michael 'Misha' Seifert. Seifert, estradato nel 2008 dal Canada, dove si era rifugiato dal 1951, era stato condannato all'ergastolo in contumacia e stava scontando la pena in Italia. Tra il 1944 e il 1945 Sifert seminò morte e terrore tra i prigionieri del campo di Bolzano. Nato a Landau (Ucraina) il 16 marzo 1924, era stato condannato all'ergastolo in via definitiva per i crimini e le torture compiuti. Dopo la guerra Seifert aveva trovato rifugio in Canada. Era stato infine rintracciato ed estradato in Italia nel 2008. Il campo di Bolzano, destinato allo smistamento dei detenuti politici ed ebrei, arrestati in Italia e inviati nei campi della Germania, iniziò la sua attività alla fine del luglio 1944 con l'arrivo di prigionieri evacuati dal campo di Fossoli. Nel campo erano chiusi circa 1.200 prigionieri nei primi tempi, in seguito superarono i 2.000. L'Aned, Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti, sottolinea sul suo sito www.deportati.it di non essersi opposta alla concessione dei domiciliari per Seifert ma di essere sempre stata ''fieramente contraria'' a qualsiasi concessione che si potesse interpretare come un annullamento della pena inflitta a Seifert dal tribunale militare.

SINDACO BOLZANO,FU GIUSTO CONDANNARLO

''Era in qualche modo una morte annunciata, visto il peggiorare delle sue condizioni di salute negli ultimi tempi. Credo che l'atto di giustizia fu il condannarlo con un regolare processo seppur dopo tanti anni''. Lo ha detto il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli appresa la notizia della morte di Misha Seifert, detto anche il ''boia di Bolzano''. ''Ora se ne occupa un altro Giudice, uno che non sbaglia mai. Non vorrei essere nei suoi panni'', commenta Spagnolli.

I DETTAGLI

Michael ''Misha'' Seifert, l'ex criminale di guerra nazista noto come il ''boia di Bolzano'', e' morto la scorsa notte, alle 4, nell'ospedale civile di Caserta. Detenuto dal 2008 nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, Seifert, che aveva 86 anni, era caduto in carcere un paio di settimane fa, rompendosi un femore e la sua morte sarebbe dovuta a complicazioni seguite a quell'incidente. Nato a Landau, in Ucraina, Misha Seifert era stato condannato all'ergastolo, nel 2000, per i crimini compiuti nei campi di Fossoli, presso Carpi, e di Bolzano. Riparato a Vancouver, in Canada, dal 1951, l'ex SS era stato estradato in Italia il 15 febbraio 2008. A parte Erich Priebke, Seifert era l'unico ex criminale di guerra nazista condannato all'ergastolo, che stava scontando la pena in Italia. La sua e' stata ''una morte annunciata'', ha detto il suo avvocato, Paolo Giachini. ''La morte di un vecchio malato che non doveva stare in carcere''. Il legale punta l'indice, in particolare, sulla ''magistratura militare, che non ha avuto il coraggio di applicare la legge, ma anche sull' ''ala violenta della comunita' ebraica romana, estremisti che non hanno mai smesso di demonizzare questi anziani tedeschi''. Il riferimento e' non solo a Seifert, ma anche all'ex criminale di guerra Erich Priebke, assistito dallo stesso legale che lo ospita agli arresti domiciliari. Per Lionello Bertoldi, presidente dell'Anpi di Bolzano che, come il comune di Bolzano e la Comunita' ebraica di Merano, si era costituita parte civile nel processo contro l'ex SS, dopo la morte di Misha Seifert, ''rimane il valore della sentenza che riconcilia gli uomini con la giustizia, per troppo tempo piegata alla realpolitik della guerra fredda che lasciava le accuse nell'armadio della vergogna''. ''Un inguaribile ottimismo - dice Bertoldi - ci fa sperare che, nel troppo poco tempo che ha passato nel carcere, abbia potuto pensare agli orrori che la sua gioventu' aveva voluto e saputo infliggere ad altri giovani donne e giovani uomini''. ''Seifert non e' stato solo un esecutore di ordini, ma un interprete della volonta' di annientamento'', osserva l'avvocato Gianfranco Maris di Milano. Il legale, che ha assistito l'Anpi nel processo a Seifert, nel 1944 era stato internato nei campi di Fossoli e di Bolzano e poi deportato a Mauthausen ed aveva conosciuto personalmente la guardia ucraina. ''Con la sua morte -dice Maris - il giudizio sulla sua persona non appartiene piu' a noi, ma resta il giudizio sul suo passato''. Ora chi si fara' carico della salma? ''I parenti di Seifert - risponde l'avvocato Giachini - devono decidere se riportarlo a casa, in Canada, a loro spese e io francamente lo escludo, quindi se ne occupera' o l'organizzazione carceraria militare, oppure l'ambasciata del Canada, di cui aveva conservato la cittadinanza''.

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