LA MOGLIE DI SETOLA?, SCOPERTO L'ARCANO, E' DAI PARENTI
Data: Venerdì, 28 novembre @ 14:14:34 CET
Argomento: Cronaca




CASERTA — (di Vito Faenza, dal Corriere del Mezzgiorno) - Ve lo immagine uno spietato killer della camorra, che da ragazzino ha fatto il chierichetto e ha frequentato l’Azione cattolica? Invece è proprio così, Giuseppe Setola, detto «a’ puttana», indicato come lo spietato esecutore delle stragi di Castel Volturno e di tanti omicidi avvenuti negli ultimi sei mesi nella zona dei Mazzoni, da ragazzo frequentava proprio l’Azione cattolica, giocava a bigliardino, qualche volta serviva Messa. Accadeva non tanti anni fa, una ventina, quando nella camorra di Casal di Principe comandavano altri boss (Bardellino, Bidognetti) e non quelli di oggi. IN FUGA DAI PARENTI - Ad aprire lo spaccato sulla vita del capo commando, il «giallo» sulla presunta fuga della moglie Stefania Martinelli, accusata, ma a piede libero, di concorso nel tentato omicidio di un perito delle assicurazioni, Raffaele Zippo, avvenuto otto anni fa. La donna è sparita da casa sua da una decina di giorni, si è presentata ad un processo, «ma — dicono i carabinieri — s’è solo trasferita, dai genitori, in una abitazione «meno esposta», a casa di alcuni parenti». Resta la domanda: perché solo ora la donna ha deciso di abbandonare l’abitazione del marito di Santa Maria Capua Vetere? Domanda senza risposta, almeno per ora. La donna che conosce il marito-killer da anni, non era riuscita ad evitare che imboccasse la strada della camorra. Una strada comune a tanti ragazzi di Casale: un lavoretto di intimidazione, poi una spedizione contro chi non voleva falsificare le perizie, infine, le estorsioni e infine l’omicidio, nel 1992, di Arcangelo Chiarolanza che venne ucciso nel 1992 a San Cipriano. I mandanti di quell’omicidio furono Francesco Schiavone e Francesco Bigognetti, gli esecutori: Aniello Bidognetti, Luigi De Vito, Giuseppe Setola. Per quest’ultimo questo omicidio apre le porte a una carriera che solo qualche mese prima non aveva neanche pensato di avere. UNA CARRIERA DA CAPOZONA - A 21 anni, passato da ragazzo dell’Azione cattolica a ragazzo della camorra, non s’aspettava proprio di avere mano libera nelle estorsioni. I capi non si fidavano interamente di lui (e da qui il soprannome) anche perché giuseppe Setola voleva fare di testa sua, non voleva ubbidire agli ordini. Ciò nonostante comincia ad operare nella zona di Carinaro, Orta di Atella, Gricignano, Santa Maria Capua Vetere e Castel Volturno, territori lasciati liberi da boss finiti in carcere o passati dalla parte della legge. Setola diventa così a 28 anni uno di cui aver paura. Diventa un "rackettista" a tutto campo, anche perché nel frattempo Schiavone e Bidognetti sono finiti in galera, la «commissione» che regolava gli affari dei casalesi e che aveva evitato omicidi, stragi e attentati, si scioglie. I nuovi capi, Zagaria «capastorta» e Iovine «o’ninno» non sono interessati alle estorsioni o allo spaccio al minuto della droga nella zona. Loro sono boss che pensano in grande: appalti, traffico di i stupefacenti, attività semilecite, riciclaggio del denaro sporco. E ancora investimenti immobiliari. Così lasciano il campo libero alla banda di Setola che non vuole pagare più la metà dei proventi alle attività illecite ai capi, ma limitarsi al 20% e «sogna » di fondare la Ncs, una camorra speciale, che assista anche i carcerati, come faceva Raffaele Cutolo. Odia i pentiti, parlando con Aniello Nuvoletta li definisce «cornuti» e minaccia di uccidere tutti anche le «creature» e aggiunge. «Solo così si possono combattere». E per dimostrare il suo potere, compie estorsioni anche a danno di parenti di camorristi, e costituisce un suo gruppo di fuoco composto da Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia, Aniello Bidognetti, Oreste Spagnuolo, Emilio Di Caterino, Pasquale Vargas, tanto per citarne alcuni. IL PRIMO ARRESTO - Finisce in carcere, ma non ci sta e cerca in tutti i modi di scappare. Riesce ad ottenere gli arresti domiciliari, come aveva richiesto il suo difensore, e si trasferisce in via San Marcello a Pavia perché deve operarsi agli occhi. Ma il 23 aprile di quest’anno torna nel casertano, scortato dai componenti del suo grupo di fuoco. Si fa fotografare con occhiali neri e dichiara di essere semicieco, ma alla sua cecità non ci crede nessuno e sulla sua liberazione la Dda di Napoli apre una inchiesta a tutto campo che coinvolge anche magistrati di sorveglianza, medici e periti del tribunale. Setola appena tornato inaugura la «strategia del terrore», compie raid, pretende tangenti e uccide o tenta di uccidere parenti dei pentiti, ammazza chi si rifiuta di pagare la tangente. Ma il suo gruppo si assottiglia fino a ridursi al lumicino, colpito da arresti e defezioni. Quando il 1 ottobre ammazza un pensionato in un circolo ricreativo di Casal di Principe si fa altri avversari. Quel raid è stato uno schiaffo dato allo Stato (che aveva mandato 500 uomini per sorvegliare il territorio) e alla camorra che a Casale pretende che non si spari senza un suo ordine. Ora in tanti credono che Setola sia ricercato sia dalla camorra, che dallo Stato. Allora meglio stare alla larga dal chierichetto diventato un killer che odia i pentiti. (27 novembre 2008)





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