Caserta - Domani, 11 settembre, la parola d’ordine della trentaseiesima edizione di Settembre al Borgo sarà pace. La giornata conclusiva del festival coincide quest’anno con l’anniversario di un evento, l’attentato terroristico alle Twin Towers, che ha cambiato le sorti dell’umanità. Dall’undici settembre del 2001, hanno detto, nulla è più come prima: allora la direzione artistica, oltre alla commemorazione, vuole aprire una riflessione: a cinque anni da quella giornata - che è ancora viva nei nostri occhi con i fumi apocalittici delle due Torri che si sbriciolavano e i suoi duemila 793 morti - tutti gli spettacoli riportano a New York. Al teatro come in piazza, un unico filo rosso – che poi è un’unica parola: pace – terrà insieme la programmazione.
Al teatro della Torre, Francesca Reggiani debutterà in Controtempo. E’ la prima italiana della piece firmata da Christian Simeon, con la regia di Gabriele Vacis. Il testo è interamente ispirato all’attentato alle Torri gemelle: protagonista è una ragazza europea che da anni vive a New York con il fidanzato; il testo è il suo racconto di quella tragica mattinata. La Reggiani è felicissima di portare il suo tributo all’11 settembre sul palco di Casertavecchia trentasei, uno dei festival, dice, “più vivi e coraggiosi che ci siano in Italia”.
“Ei il coraggio di essere liberi fino in fondo”, spiega il direttore artistico Casimiro Lieto. “Il nostro è un festival che ha voluto appellarsi alle coscienze per offrire un’occasione capace di andare oltre gli spettacoli. Oltre ai sensi, la testa: la provocazione per un divertimento intelligente, che sappia far discutere”.
Il coraggio è anche quello di ricordare in modo insolito la tragedia, al suono festoso, ma solo all’apparenza contrastante, di un gruppo di tammorre: le Tammorre della pace, appunto. Sottotitolo: Notte di suoni, voci e sentimenti di libertà.
La tammorra è lo strumento simbolo della tradizione campana e, più in generale di tutto il Mediterraneo. E’ un tamburo con sonorità allegre e andanti, che incita alla festa e all’amicizia. La tammorra unisce e non divide. La tammorra lancia un messaggio simbolico in un anniversario significativo, che necessita di un’unica parola: pace.
La tammorra è anche l’emblema di questa edizione di Settembre al Borgo. Tutti gli artisti che si sono esibiti fin qui hanno lasciato il proprio pensiero di libertà su una tammorra gigante (costruita apposta per il festival, con un diametro il doppio di quello tradizionale), che è ora sintesi dei pensieri e degli ideali più diversi; di citazioni condivise (Teresa De Sio e Benvenuti citano Gaber, Cristiano Godano ricorda Fabrizio De Andrè); di ideali e di sogni.
Pace e libertà erano due dei temi più amati da Faber, l’amico fragile Fabrizio De Andrè. A lui, domani sera, Danilo Rea regalerà un omaggio in piazza, eseguendo al piano i suoi successi più noti. Un altro appuntamento che non a caso coincide con l’11 settembre. Scriveva infatti De Andrè a quattro mani con Ivano Fossati nel brano Disamistade: “Che alla pace si pensa/ che la pace si sfiora”. (10 settembre 2006-15:30)
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