Ventimila tonnellate di rifiuti speciali illecitamente declassificati da una presunta organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di queste materie, per un giro d' affari stimato in circa 1 milione di euro. E' quanto emerso nell' operazione 'Marco Polo', condotta dal Reparto Operativo - Sezione Operativa Centrale del Comando Carabinieri per la Tutela dell' Ambiente e coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli, sostituto procuratore Maria Cristina Ribera. Le enormi quantità di rifiuti, reperite presso piattaforme di raccolta del Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Molise, Puglia e Campania, venivano destinati a impianti di recupero, passaggio necessario per effettuare la declassificazione documentale degli stessi: simulando un trattamento che nella realtà non avveniva, i rifiuti divenivano, come per incanto, materia prima e, conseguentemente, venivano accompagnati non più da formulario identificativo del rifiuto, ma da documento di trasporto. Ne derivava, così, la sottrazione alla normativa dei rifiuti e, soprattutto, alla rigida normativa dei trasporti transfrontalieri.
Con questo escamotage venivano spedite all' estero anche le balle provenienti dalla raccolta differenziata, contenenti - tra l' altro - rifiuti ospedalieri, film in polietilene, taniche e fusti contaminati da sostanze chimiche e vernici. Significativi, in proposito, alcuni episodi in cui, a seguito dell' apertura dei container, gli operai manifestavano sintomi di intossicazione dovuti a queste sostanze. Durante le indagini sono stati sequestrati, in collaborazione con l' Agenzia delle Dogane, 20 container già pronti a partire dai porti di Napoli, Ancona e Genova alla volta della Cina ed Hong Kong. I successivi riscontri, fatti anche con l' ausilio di consulenti tecnici nominati dalla procura, hanno permesso di ricostruire l' intero ciclo produttivo dei rifiuti sequestrati ed è stata verificata la idoneità degli impianti per il trattamento dei rifiuti ad effettuare le operazioni previste per il recupero della plastica. Inoltre, al fine di accertare la commissione di ulteriori illeciti, è stata esaminata la documentazione fiscale necessaria per la commercializzazione della plastica. Nel complesso l' operazione ha portato alla denuncia, in stato di libertà, di 27 persone, delle quali: 18 gestori di impianti per il recupero dei rifiuti in plastica operanti nelle province di Ancona, Rimini, Napoli, Caserta, Bari, Perugia, Bologna, Novara, Isernia e Varese; 4 titolari di società di trasporto nazionale e internazionale operanti nelle province di Milano, Ancona e Bari; 3 persone a vario titolo coinvolte nella gestione dei rifiuti; 2 persone straniere, aventi funzione di intermediari per conto di società cinesi. Le indagini sono tuttora in corso, soprattutto a seguito delle ispezioni effettuate nei numerosi siti di stoccaggio, recupero e trattamento rifiuti, che hanno consentito l' acquisizione di copiosa documentazione ancora al vaglio dei Carabinieri.(27 settembre 2005-14:15)
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