Dopo una pausa di un paio di settimane, al termine del ciclo di spettacoli di «Cantieri del Mediterraneo», il tema scelto per la terza edizione di «Eremo Visibile Invisibile», il festival di teatro di ricerca all’Eremo di San Vitaliano a Casola, una piccola frazione di Casertavecchia sui monti Tifatini, l’organizzazione della rassegna, curata da Pierluigi Tortora, don Valentino Picazio, Luigi Ferraiuolo e Remigia Cavazzuti, ha stilato il primo bilancio triennale, risultato molto positivo: eccezionale. «Siamo nati – spiega Pierluigi Tortora, attore e direttore artistico della rassegna, che ha ideato insieme con don Valentino Picazio – come una piccola esperienza underground, che invece di scegliere i bassi o i garages di un grande centro urbano, ha preferito confrontarsi con un sito monumentale e storico da recuperare e valorizzare, così come da promuovere è in tutta la nostra Terra di Lavoro, il teatro di ricerca e sperimentale. Il bilancio che traiamo dai primi tre anni di lavoro è più che positivo, è eccezionale. Ora San Vitaliano è innanzitutto conosciuto in tutta la provincia e anche in Campania come un eremo e come un teatro in cui si esibiscono compagnie che propongono nuovi linguaggi, nuove forme di dialogo. E’ diventato un luogo di aggregazione, sono diventati noti e sono cresciute attività collaterali. E ora anche Eremo Visibile Invisibile diventa più grande, più maturo: ci daremo una struttura stabile, aumenteremo il nostro impegno spettacolare nel periodo del festival e durante tutto l’anno con l’attività di laboratori teatrali aperti a tutti, perché le cose grandi, quelle importanti, nascono dal basso».
Nasce infatti dal prossimo ottobre l’associazione teatrale Eremo Visibile Invisibile, un’associazione, che come nelle migliori tradizioni teatrali italiane ma anche straniere, basti pensare alle esperienze di Avignone o Edimburgo, penserà al festival all’Eremo 365 giorni all’anno, con l’obiettivo, il prossimo anno, di raddoppiare i giorni di spettacolo, inserire forme di sperimentazione musicale e ampliare la cittadella ospitalità.
«Non ci prefiggiamo pomposi obiettivi a lunga scadenza – dicono all’unisono gli organizzatori -: non ce lo potremmo permettere. Finora abbiamo costruito tutto solo con la nostra forza e di tutti coloro che ci hanno aiutato, privati, solo privati, nessun ente pubblico. Però sogniamo, sogniamo di realizzare all’Eremo qualcosa che faccia palpitare Casola, il quartiere di Casertavecchia, Caserta. L’associazione è il primo mattone su cui costruire per i prossimi anni. Ripartiamo dalla prima pietra».
(19 settembre 2005)
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