Dopo le Fiamme Gialle, all’ingresso della gioielleria Tronco (sotto sequestro dal 2 febbraio scorso) potrebbero bussare anche gli ufficiali giudiziari mandati dalle multinazionali del gioiello che in questi tre mesi – alla luce del caso giudiziario che ha coinvolto il noto gioielliere casertano e altri coindagati – hanno dato mandato ai loro legali per ottenere il pagamento di alcune centinaia di migliaia di euro di merce. Alcuni decreti ingiuntivi, infatti, sono stati emessi dal tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere su richiesta delle società concessionarie di noti marchi di preziosi ed orologi come Cartier, Richmond, Piaget ed altri che vantano crediti non indifferenti dall’attività commerciale riferibile ad Elio Tronco, commerciante casertano già colpito da due precedenti fallimenti. Nei giorni scorsi, il curatore-amministratore della società, il dottore commercialista Giovanni Di Rienzo, ha concluso la valutazione dello stato patrimoniale dell’attività commerciale evidenziando lo stato finanziario comatoso della «Tronco Gioielli S.r.l.» e rappresentando addirittura al pubblico ministero Antonio Clemente la necessità di avanzare una richiesta di fallimento, nonostante il milione di euro di preziosi che si trovano sequestrati nella gioielleria di via Redentore. Fallimento che, a quanto pare, starebbero pensando di «congelare» con un concordato preventivo alcuni soci della gioielleria. Per bloccare il drammatico e spesso fisiologico destino delle attività commerciali poste sotto sequestro giudiziario, inoltre, si era anche pensato di aprire il negozio per alcune ore al giorno ma poi l’idea è stata abbandonata per questioni tecnico-pratiche mentre hanno pure rifiutato di riacquistare (a prezzi di favore) i propri gioielli le società che ora chiedono i pagamenti a mezzo tribunale. Allo stato, per mantenere l’attività, la curatela sta pagando i costi necessari come l’elettricità, la vigilanza ed altro mentre sono già in molti i clienti che reclamano orologi o preziosi in riparazione presso la gioielleria. Alcuni avrebbero già presentato domanda al pm o al curatore-amministratore per riaverli così come previsto dalla legge.
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