Padre Giorgio Poletti e Padre Franco Nascimbeni, i due religiosi comboniani balzati agli onori della cronaca lo scorso giugno per essersi incatenati all'esterno della Questura di Caserta per protestare contro le modalità dell'operazione «Alto Impatto» sul litorale Domizio, avrebbero rischiato di essere allontanati dalla diocesi di Capua per aver arrecato «un turbamento ecclesiale e politico» con le loro inziative contro gli interventi delle forze dell'ordine. A rivelare l'inedito retroscena della vicenda che per oltre un mese ha visto in disaccordo due vescovi casertani sulle questioni sollevate dai comboniani (monsignor Raffaele Nogaro e monsignor Bruno Schettino), è l'agenzia religiosa «Adista». Il numero di luglio della rivista edita dalla stessa agenzia, si sofferma a lungo sul consiglio presbiteriale tenutosi a Capua. Nel corso dell'assise, infatti, il vescovo Schettino avrebbe chiesto al presbiterio di allontanare i due padri Comboniani. Richiesta, secondo quanto riferisce «Adista», non condivisa da alcuni componenti del presbiterio ed in particolare da tre sacerdoti della dioscesi: don Peppino Sciorio (parroco di Santa Maria La Fossa), padre Francesco Monticelli (parroco dell'Annunziata a Grazzanise) e don Paolo Dello Stritto (parroco di Sant'Andrea del Pizzone) i quali sarebbero intervenuti a favore dei comboniani «criticando aspramente le posizioni del vescovo». L'episodio risale al consiglio del primo luglio scorso, esattamente un mese dopo, il 3 agosto scorso, a incomprensioni apparenetemente superate, il vescovo di Capua aveva officiato una messa nella chiesa di Santa Maria dell'Aiuto a Castelvolturno insieme ai due padri Comboniani. Questi ultimi erano stati criticati dallo stesso Schettino il quale, prendendo le distanze da padre Giorgio e padre Franco, aveva definito «non vere» quanto da loro riferito sulle retate degli extracomunitari. Nel corso del consiglio presbiteriale, inoltre, monsignor Schettino avrebbe anche riferito che il Ministero dell'Interno aveva convocato l'Unità di crisi nel giorno in cui si sono svolte le manifestazioni promosse dai comboniani davanti alle prefetture e questure di 27 città italiane.
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