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PONTE SUL GARIGLIANO: INAUGURAZIONE FERMA DA 5 ANNI PER BUROCRAZIA

Per visitare il monumento bisogna fare un tour tra Napoli e Caserta
La sua ristrutturazione è costata quasi cinque miliardi di vecchie lire e cinque sono anche gli anni passati dal suo restauro. E' attesa, infatti, dal 1998 l'inaugurazione dello storico ponte borbonico sul Garigliano, un vero e proprio monumento ottocentesco che affianca gli altri due ponti: quello risalente alla fine degli anni Sessanta e l'altro, cosiddetto a stralli, di recente realizzazione e molto frequentato in questo periodo dai vacanzieri casertani per raggiungere le località turistiche del basso Lazio. A curare il restauro del Ponte Real Ferdinando è stato il Compartimento per la Viabilità della Campania dell'Anas che, prima della distruzione del 1943, lo aveva in carico e che adesso lo custodisce in attesa di passare le consegne ad altro soggetto. A detenere invece la proprietà del ponte è l'Agenzia del Demanio di Napoli: ed è proprio a causa di alcuni rimpalli burocratici tra Demanio e Anas che non è possibile visitare il più antico ponte a catene sospeso d'Italia. O meglio: bisgona prima recarsi all'Agenzia del Demanio di Napoli e chiedere una dispensa; tornare all'Agenzia del Demanio di Caserta e fissare un appuntamento dopo una richiesta scritta con tutti i dettagli della visita che si intende effettuare. Il Real Ferdinando è stato spesso aperto a studiosi, scolaresche e semplici turisti. Questa situazione sarebbe, però, provvisoria e sarebbe competenza della struttura centrale dell'Agenzia, a Roma, decidere la futura fruizione dello storico manufatto come riferito da «Radio a Colori» , il programma di Oliviero Beha in onda su Radio 1 della Rai. Bombardato, abbandonato, poi restaurato e collaudato, lo storico ponte detto anche ferdinandeo che collega le province di Caserta e Latina - fu, in realtà, voluto da re Francesco I di Borbone, che, nel febbraio del 1828, ne affidò il progetto all'ingegnere di Stato Luigi Giura. Si sarebbe trattato di un'opera ardita, un ponte sospeso in ferro, tipologia di cui esistevano solo pochissimi esempi in Francia, Gran Bretagna ed Austria: Giura intraprese, quindi, un veloce viaggio in Europa, per poter studiare da vicino gli altri ponti, e il 14 aprile dello stesso anno fu già in grado di consegnare al re il progetto completo e il dettagliato preventivo dei costi: 75mila ducati. Dopo i crolli di un ponte parigino, di uno scozzese e di un austriaco, il giornale inglese «The illustrated London news», avanzò, a torto, molte riserve sulle capacità costruttive dei napoletani e immaginò che l'avventura del Giura sarebbe terminata in un disastro non privo di vittime. Il lavoro del Giura diede i suoi buoni frutti, sia per la scelta di una lega metallica diversa sia per una tecnica costruttiva modulare, all'avanguardia anche oggi. Il ponte funzionò meravigliosamente fino all'ottobre del 1943, quando i tedeschi in ritirata, dopo avervi fatto transitare persino i carri armati, ne fecero saltare in aria la campata sospesa, senza peraltro danneggiare le torri (riproduzioni delle colonne del tempio di Rah a Karnak) e gli altri arredi (le quattro sfingi col volto della dea Mut).

 
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