ROMA 21 aprile 2025 - Di Jorge Mario Bergoglio numquam satis, non si dirą mai abbastanza, si potrebbe subito concludere citando una massima teologica. Oltre a determinare gli ultimi effetti post mortem, in considerazione dell'elezione del successore, il bilancio dei 12 anni di pontificato di Papa Francesco presenta infatti una continua e profonda linea di tensione e di frattura con l'assetto della Chiesa Universale che aveva ereditato. L'assetto contraddittorio di un Concilio Ecumenico recepito superficialmente e di un confronto irrisolto e sempre pił critico con la tumultuosa evoluzione tecnologica che rivoluziona quotidianamente l'intera umanitą. Da Gesuita, insieme pervicacemente tradizionalista e di frontiera, quasi una trasfigurazione dello spirito rivoluzionario del paradigmatico film Mission, Bergoglio era ben conscio molto prima del Conclave che il 13 marzo 2013 lo ha eletto Sommo Pontefice, che la Chiesa di Montini e Woityla, per non dire del papato interruptus di Ratzinger, era impantanata nel bel mezzo del fiume in piena di un Concilio storicizzato, senza essere stato sostanzialmente attuato. Un' Ecclesia prossima a precipitare lungo le cascate epocali dell'esponenziale accelerazione digitale moltiplicatrice della secolarizzazione.
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