Caserta 29 gennaio 2025 - Dopo anni di battaglie legali, il Collegio Arbitrale presso la Camera Arbitrale per i Contratti Pubblici dell’Anac ha emesso il lodo definitivo nel procedimento che vedeva coinvolti il Comune di Caserta e la società Sace-Industrie per l’Ambiente S.r.l. in liquidazione. A quest’ultima, è stato confermato il pagamento di circa 18 milioni di euro deciso con il lodo arbitrale (il secondo) depositato lo scorso 24 gennaio anche se la genesi della controversia risale addirittura al 1996. La vicenda, ha riguardato la gestione dei servizi di raccolta rifiuti solidi urbani e la pulizia degli uffici comunali di Caserta, portando a un contenzioso di rilevanza economica e amministrativa. La notizia è riportata oggi dal quotidiano Il Mattino a firma del cronista giudiziario Biagio Salvati
Il procedimento arbitrale è stato riassunto a seguito di un’ordinanza della Corte di Cassazione, che ha rimandato le parti dinanzi al Collegio Arbitrale per definire la controversia relativa ai danni contestati dalla Sace nel periodo compreso tra il 2009 e il 2018. Questa fase del procedimento segue un precedente lodo arbitrale del 2011, che aveva già parzialmente accolto le richieste della società, condannando il Comune di Caserta al pagamento di somme rilevanti. In particolare, la Sace aveva avanzato una richiesta milionaria sostenendo che i danni derivassero da mancati aggiornamenti del canone contrattuale, revisione prezzi, maggiori costi per emergenze legate ai rifiuti e altre prestazioni aggiuntive non pagate dall’Amministrazione comunale. Dal canto suo, il Comune di Caserta aveva sollevato numerose eccezioni, contestando le richieste di Sace e avanzando a sua volta domande riconvenzionali per presunti disservizi e altri oneri attribuiti alla società. La complessità del caso è aggravata dal fatto che il Comune di Caserta, pochi mesi dopo il deposito del lodo del 2011, dichiarò il dissesto finanziario. La Commissione Straordinaria di Liquidazione ha successivamente riconosciuto il credito vantato da Sace, ma non essendoci il titolo (ovvero il lodo depositato l'altro giorno) l'amministrazione ha temporeggiato per una rapida definizione della questione. Tentativi di transazione avanzati dall’Organismo Speciale di Liquidazione negli anni successivi non hanno portato a una soluzione condivisa. Oggi la Sace è dunque legittimata a chiedere l'ammissione al passivo con il 60 per cento dell’importo stabilito. Va detto che la società, assistita dall’avvocato Salvatore Chiaravalle, aveva anche accettato proposte transattive avanzate dagli stessi giudici di Santa Maria Capua Vetere (davanti a cui il giudizio era stato introdotto nel 2016) nonché dagli Arbitri (davanti a cui il giudizio è stato riassunto per competenza), consapevole delle difficoltà finanziarie del comune. La somma è una sorta di risarcimento dei danni conseguenti al fatto che il Comune, assistito dall’avvocato Carlo Puoti, non pagò il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti svolta da Sace anche durante l'emergenza rifiuti, per più di 10 anni. Tra i danni da risarcire vi sono anche quelli dovuti al fatto che la Sace per il mancato pagamento non poté partecipare alla gara d'appalto del 2008, che fu aggiudicata alla ecologia Saba, a cui però fu poi revocata per interdittiva Antimafia. «Eravamo abbastanza sereni sulla fondatezza dell'azione intrapresa – spiega l’avvocato Chiaravalle - forti anche dell'ordinanza della Corte di Cassazione che, poco più di un anno fa, aveva di fatto considerate legittime le nostre richieste, rinviando le parti davanti agli Arbitri per determinare il quantum dovuto dal Comune».
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