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Indagato da vedovo della maestra suicida: assolto da maltrattamenti

Marcianise (Caserta), 30 novembre 2024 - E’ terminato, dopo due anni, l’incubo giudiziario per Luigi Di Fuccia, 67 anni, operari, accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie, Raffaella Maietta, una maestra di 55 anni che si uccise il 5 maggio del 2022 lanciandosi sotto un treno in corsa alla stazione di Marcianise. Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Emilio Minio, ha assolto l’operaio marcianisano, difeso dall’avvocato Andrea Piccolo, dall’accusa di aver maltrattato la moglie così come ipotizzò la Procura di Santa Maria Capua Vetere (sostituto Gerardina Cozzolino) incriminando l’uomo cinque mesi dopo la morte della moglie che è stato catalogato come suicidio. Nel corso del processo con rito abbreviato, la difesa ha potuto dimostrare l’inconsistenza dei presunti maltrattamenti segnalati da alcune voci di familiari. Va detto che Di Fuccia non è mai stato destinatario di una denuncia ma si è ritrovato sotto processo da vedovo. Secondo l’ipotesi accusatoria, dietro quel suicidio c’era una storia di violenza verbale e fisica tant’è che l’uomo ha anche rischiato di essere accusato di istigatore. «Lui la controllava e le impediva di frequentare un corso di ballo in palestra», ha sostenuto l’accusa. Di Fuccia non avrebbe perso occasione per insultare la moglie: «Questo posto di lavoro schifoso che hai preso, io ti avrei schiacciata sotto i piedi». Più di una volta - le avrebbe messo le mani al collo minacciando la donna di «non passare più soldi» ai ragazzi (la coppia ha due figli grandi che vivono fuori dalla Campania). Raffaella si sarebbe chiusa nel silenzio fino a quando, un giorno di maggio, decise di farla finita. Raffaella si tolse la vita lanciandosi sui binari della stazione di Marcianise. Le telecamere di sorveglianza immortalarono la scena: dapprima un tentativo andato a vuoto poi, una manciata di minuti dopo, quello mortale. Sulle circostanze del decesso non vi erano dubbi di alcuna sorta ma Di Fuccia ha comunque vissuto con il rischio di essere accusato di istigazione al suicidio. Le sorelle dell 55enne avevano raccontato che Di Fuccia avrebbe offeso la moglie anche in loro presenza. Una donna mite e pacata che, ogni mattina, raggiungeva in treno la scuola in cui insegnava, un istituto comprensivo alla periferia di Napoli. Al pomeriggio rientrava a casa e aspettava il marito: Ai funerali della moglie Di Fuccia disse tra le lacrime che la «Raffaella non ha mai dato segni di squilibrio. Amava i figli e la famiglia».

casertace luigi caprio

 
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