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FEMMINICIDIO CON BENZINA E FUOCO: CASSAZIONE CONFERMA PENA PER NIGERIANO

Casal di Principe (Caserta), 9 giugno 2017 (Casertasette – Telexnews.it) – Confermata anche dalla Suprema Corte la condanna a 30 anni per un nigeriano, Michael Olusegun Abunsango, colpevole del femminicidio della connazionale Favour Olayemi, avvenuto a Casal di Principe nella notte fra il 2 ed il 3 febbraio 2013. Un delitto spregevole scatenato dalla gelosia dell’uomo a causa della fine della relazione con un’amica della vittima. La giovane, 20 anni, aveva avuto la colpa di avere difendere l’amica (un’altra nigeriana), finendo per diventare oggetto della cieca violenza di Abunsango che oggi ha 47 anni. Così lui le diede fuoco dopo averla cosparsa di benzina. La donna morì a Roma dopo una settimana di agonia. Il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con rito abbreviato , condannò tre anni fa Abunsango a trentaanni di reclusione, confermati nell’ ottobre 2015 dalla Corte di assise di Appello di Napoli. Ma la difesa era ricorsa in Cassazione che non ha fatto altro che confermare la pena anche in terzo grado. Decisione impugnata in Cassazione. Secondo la tesi difensiva sussisteva un vuoto probatorio su come l’Abunsango avrebbe sparso il liquido infiammabile, se con specifica direzione verso la vittima oppure no. Inoltre dalle dichiarazioni dei presenti era emerso che l’Abunsango aveva gridato alla vittima di uscire dall’abitazione e tale elemento denotava le reali intenzioni del ricorrente, volte ad una - pur deprecabile, ma – non omicidiaria azione dimostrativa, che non aveva in alcun modo teso a coinvolgere la vittima, nei cui riguardi non sussisteva alcun movente. Argomentazioni che non sono state accolte dalla prima sezione penale della Suprema Corte. «L’imputato aveva cosparso volontariamente di benzina l’abitazione e la stessa persona della vittima dandole fuoco si legge fra l’ altro in sentenza - egli era a perfetta conoscenza che quella donna non era sola in casa ed era pienamente consapevole che quella persona si identificava con la Olayemi, nella quale si era imbattuto entrando nell’abitazione, allorché la vittima aveva cercato inutilmente di calmarlo. Egli aveva dunque volontariamente cosparso di liquido infiammabile la casa e la donna prosegue il provvedimento - con l’intenzione di uccidere lei e tutti gli altri presenti in casa, profferendo fra l’altro la frase: «qui stasera muoiono tutti e piglia fuoco la casa». Il collegio ha sottolineato infine come «l’antecedente logico che aveva spinto l’imputato ad agire era certamente insignificante, se non addirittura ignobile».

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