Caserta, 17 marzo 2012 (Casertasette) - Figurano anche due agenti della polizia penitenziaria, in servizio nel carcere di Carinola Caserta) coinvolti tra le otto persone in un'inchiesta della Dda su due omicidi commessi nell'ambito della faida di Castel Volturno tra opposti gruppi del clan dei Casalesi. Gli agenti di polizia penitenziaria - secondo quanto accertato - avrebbero stretto rapporti con esponenti del clan detenuti ai quali vendevano droga, telefoni cellulari, profumi, orologi ed altri prodotti vietati. I secondini sono stati arrestati in collaborazione con gli agenti del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. Le accuse alla base del provvedimento sono di omicidio, corruzione e cessione di sostanze stupefacenti. I due omicidi, oggetto dell'indagine della DDA, sono stati commessi tra la fine del 2003 e l'inizio del 2004 e si inseriscono nel contesto della guerra interna al clan "dei Casalesi" tra i gruppi Tavoletta-Ucciero e Bidognetti, che si contendevano la supremazia nella gestione del crimine a Villa Literno, nel Casertano. Una faida che, nell'arco di dieci anni (1997-2007) contò numerose vittime tra i due schieramenti. Il blitz dei carabinieri di Caserta è scattato oggi all'alba. Gli agenti di polizia penitenziaria - secondo quanto accertato - avrebbero stretto rapporti con esponenti del clan detenuti ai quali vendevano droga, telefoni cellulari, profumi, orologi ed altri prodotti vietati. I secondini sono stati arrestati in collaborazione con gli agenti del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. Le accuse alla base del provvedimento sono di omicidio, corruzione e cessione di sostanze stupefacenti. I due omicidi, oggetto dell'indagine della DDA, sono stati commessi tra la fine del 2003 e l'inizio del 2004 e si inseriscono nel contesto della guerra interna al clan "dei Casalesi" tra i gruppi Tavoletta-Ucciero e Bidognetti, che si contendevano la supremazia nella gestione del crimine a Villa Literno, nel Casertano. Una faida che, nell'arco di dieci anni (1997-2007) contò numerose vittime tra i due schieramenti. Tra gli indagati nell'ambito del blitz contro il clan dei casalesi figura Angelo Ammaturo, agente della polizia penitenziaria che, quando era in servizio nel padiglione Genova del carcere di Poggioreale, secondol'accusa, consegnò al boss liternese della fazione Bidognetti Massimo Iovine tre telefoni cellulari per i contatti personali e criminali. Si evince dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Raffaele Piccirillo su richiesta del pm Catello Maresca. Il gip tuttavia non ha accolto la richiesta di misura cautelare avanzata nei confronti di Ammatuiro dai pm della Dda di Napoli. Per ciascun apparecchio, Ammaturo secondo l'accusa ricevette 500 euro tramite l'intermediario Francesco Vitale, distributore di caffénell'area di Villa Literno per conto dello stesso Iovine. Vitale riceveva le disposizioni di pagamento attraverso"pizzini" che Iovine consegnava ai propri familiari durante icolloqui. E' stato lo stesso Massimo Iovine, oggi collaboratore di giustizia, a spiegare dove nascondeva i telefonini: "Occultavo il telefonino nella plafoniera della luce del bagno della cella 110. Con questo cellulare contattavo solitamente la mia fidanzata Wanda e qualche volta Vincenzo Catena (un altro affiliato, ndr)". Continua il collaboratore di giustizia: "Angelo inoltre mi portava del vino, del pesce e degli orologi, compreso quello che indosso oggi, oggetti ricevuti sempre in cambio di denaro. Ricordo che in una sola occasione, nell'inverno 2006/2007 , Angelo mi ha anche consegnato 250 grammi di hascisc che avevo chiesto sempre a Franco (Francesco Vitale, ndr) tramite dei bigliettini recapitati ai miei genitori. In verità io avevo chiesto una o due stecchette di hascisc. Ricordo che dividemmo il suddetto quantitativo di hascisc tra tutti i detenuti del padiglione. L'altro agente penitenziario arrestato è Daniele Abis, nativo di Sassari, che secondo l'accusa, nel carcere di Carinola (Ce), fornì a Massimo Iovine e a Pasquale Annicelli hascisc, cocaina, profumi e orologi. "All'acquisto dello stupefacente - ha spiegato Iovine - provvedeva la sorella di Annicelli che lui chiamava Nanà e poi questa contattava telefonicamente il sardo e glielo consegnava di persona. Il sardo, una volta in possesso della droga, la consegnava ad Annicelli. Per ogni consegna la guardia riceveva due-trecento euro". Nello stesso modo, nel carcere di Carinola venivano introdotti profumi, cinture e orologi, ma anche un rasoio elettrico e CD pirata.
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