CASERTA, 7 GENNAIO 2010 (Casertasette) - Dopo il pranzo di Natale, organizzato per la prima volta a Caserta nel Santuario di Sant'Anna con la partecipazione di circa 200 persone individuate tra quelle che vivono in strada, immigrati in precarie condizioni esistenziali, anziani, bambini, insomma emarginati, il gruppo di volontari che fa riferimento alla Comunità di San'Egidio ed alla stessa Comunità parrocchiale Sant'Anna ha mantenuto l'impegno annunciato, cioè dare un seguito all'iniziativa assistenziale. Nel corso di un incontro con il responsabile della Comunità di Sant'Egidio Francesco Dandolo e con gli operatori della Comunità parrocchiale di Sant'Anna, i promotori del pranzo di Natale, rappresentati da Francesco Marzano e Rosanna Marziale, hanno pianificato la continuità dell'attività di solidarietà che, per il momento da gennaio a settembre dell'anno in corso, assicurerà una volta la settimana un pasto caldo ad una cinquantina di bisognosi.
Il sistema prescelto è stato quello della rinnovata collaborazione tra gli chef di sette noti ristoranti casertani che, a rotazione, ogni mercoledì confezioneranno un pranzo completo, distribuito in appositi contenitori dai volontari della Comunità di Sant'Egidio e di quella di Sant'Anna. L'impegno è stato siglato, oltre che da Rosanna Marziale del Ristorante "Le Colonne", anche da Maurizio Cosma della Locanda Battisti, Leucio Fiorillo del Ristorante Leucio, Antonio Maiello del Ristorante La Castellucia, Giuseppe Daddio della Locanda delle Trame, Franco Soletti del Ristorante Soletti e Giuseppe Farina dell'Antico Ristorante Massa. In pratica i sette ristoratori garantiranno la loro disponibilità secondo un calendario che li vede impegnati ognuno una volta al mese. Una intesa di grande valore sociale che resta aperta all'adesione di altri operatori del settore, in modo da incrementare il numero degli assistiti e la frequenza dei pasti messi a disposizione.
Il progetto, che ha avuto l'incoraggiamento del vescovo mons. Pietro Farina e del Rettore del Santuario di Sant'Anna Giovanni Gionti, rappresenta un modello operativo che, applicato anche in altri settori, potrebbe realizzare un modo nuovo di cooperazione volontaristica nel sostegno a quanti hanno bisogno degli elementi essenziali di sopravvivenza.
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