Nella storia di Santa Maria Capua Vetere, emerge dal rapporto Florens 2010 da domani al 20 novembre in corso a Firenze, c’è tutta la cifra della sciatteria con cui è spesso gestito il nostro immenso patrimonio. Sulla piazza antistante l'anfiteatro campano, ci sono più anziani che giocano a bocce che visitatori SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta), 11 novembre 2010 - E’ data 73 avanti Cristo la rivolta degli schiavi capeggiata dal gladiatore tracio Spartaco cominciata proprio in uno dei luoghi dove fu istituita la scuola dei gladiatori: l’Anfiteatro Campano dell’antica Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere. Da quella data a oggi un numero, più o meno simile, è rimasto: è 71, infatti, la media giornaliera registrata nel 2009 degli ingressi di visitatori in quello che è secondo soltanto al Colosseo di Roma. Nessuna lotta (greco-romana) per accaparrarsi i biglietti all’esterno del monumento che dà sulla ampia e antica piazza I° ottobre luogo di ritrovo di anziani appassionati del gioco delle bocce. Lo sconfortante dato emerge da un recente studio elaborato The European House – Ambrosetti per Florens 2010, il Forum internazionale dei beni culturali e ambientali in programma a Firenze da domani fino al 20 novembre prossimo. Alcuni dati di afflusso dei visitatori sono stati anticipati nello scorso numero del settimanale femminile del Corriere della Sera «Io donna»: nella storia di Santa Maria Capua Vetere, emerge dal rapporto, c’è tutta la cifra della sciatteria con cui è spesso gestito il nostro immenso patrimonio storico e naturale. Oltre a non fare a cazzotti per entrare nell’Anfiteatro, i potenziali clienti non bisticceranno mai nemmeno per accaparrarsi i gadget dei gladiatori (così come avviene al Colosseo) raccontanti persino in diverse pellicole hollywoodiane. Nello studio strategico battezzato «L’economia dei beni culturali e ambientali: una visione sistemica e integrata» si mettono anche alcune differenze tra il flusso di visitatori che si registrano ogni anno nel secondo monumento italiano solo al Colosseo: 71 giornalieri a Santa Maria Capua Vetere e 2054 all’Arena di Verona (26 mila contro 750 mila, dati del 2009). Un successo se si pensa che dieci anni fa erano una quarantina (è capitato peraltro che alcune agenzie di viaggio estere hanno dirottato clienti stranieri nella vicina Capua, pensando di trovare l’Anfiteatro che invece è ubicato nell’antica Capua oggi chiamata Santa Maria Capua Vetere). Perché quell'anfiteatro – scrive «Io Donna» - non è, come potrebbe e dovrebbe essere, un formidabile volano per l'economia locale (immaginate se l'avessero gli americani), ma solo il pretesto giustificare qualche decina di stipendi degli addetti alle rovine. Per non parlare dei sotterranei dell'anfiteatro, la parte più bella da visitare perché praticamente intatta, dove sembra ancora di sentire il respiro di Spartaco e dei suoi compagni prima di entrare nell'arena, sia invasa dai rovi e dalle erbacce. Così come l’incuria che regna nella parte antistante il monumento. Nella zona recintata (ma facilmente scavalcabile) si trova di tutto: bottiglie di birre e alcolici rotte, immondizia varia, cartoni, capi di abbigliamento abbandonati da clochard o immigrati che trascorrono o si rifugiano in qualche angolo o, addirittura, tossicodipendenti che lasciano le tracce di una dose. E pensare che la Soprintendenza dei Beni di Caserta e Napoli competente, applica anche agli sposi che vogliono farsi fotografare nel monumento nel loro giorno di nozze, la stessa cifra e lo stesso prezzo (era 100 mila lire prima dell’avvento dell’euro) che vale per quanti, per motivi professionali, vogliono fotografare o girare un filmato all’interno del mini-colosseo, o meglio il «Colosseo dei poveri. Abbastanza fastidiosa anche la trafila per l’autorizzazione delle foto che deve essere avanzata in uffici abbastanza distanti.
|