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OMICIDIO DEL 1993 NEL CASERTANO: DIA ARRESTA SEI ESPONENTI DEL CLAN


Le indagini sull'omicidio di Gennaro Baldascini, avvenuto a Villa Literno il 28 novembre 1993, hanno portato uomini della Direzione investigativa antimafia di Napoli ad arrestare 6 esponenti di tre diversi clan. In particolare, nell'operazione "Principe", su mandato del gip partenopero, sono state notificate ordiannze di custodia cautelare ad esponenti apicali dei Casalesi, del clan Mallardo, attivo nell'area Nord di Napoli, e del clan Amato-Pagano, nato dalla scissioen con i Di Lauro per controllare le piazze di spaccio di Secondigliano e Scampia. L'omicidio di Baldascini, nello scenario ricostruito dagli uomini del centro Dia di Napoli retto da Maurizio Vallone , e' frutto di una vendetta consumata attendendo circa 10 anni che vede uno scambio di favori tra clan. A volere l'uccisione dell'ormai ex cutoliano e' il clan Licciardi, perche' lo ritiene coinvolto nell'omicidio del fratello del boss Gennaro, Antonio, nei primi anni '80, in piena guerra tra Nuova camorra organizzata e Nuova Famiglia, quando il clan di Secondigliano e' schierato con quest'ultima. Gennaro Baldascini era gia' stato gambizzato, proprio il giorno dopo l'agguato ad Antonio Licciardi, ma la punizione non sembra adeguta. E i Licciardi commissionano la sua morte a un killer, ora diventato elemento di spicco degli scissionisti di Raffaele Amato e Cesare Pagano, chiedendo, attraverso i Mallardo di Giugliano, a loro vicini anche per rapporti di parentela, il 'permesso' a operare, dato che villa Literno si trova nel suo territorio, al boss del Casalesi Francesco Bidognetti, detto 'Cicciotto 'e mezzanotte', che a sua volta informa e ottiene l'assenso di Francesco Schiavone, ossia 'Sandokan', il capo dei Casalesi. Il clan casertano fornisce supporto logistico al killer, e la vendetta si compie.

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