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AFFARI TRA COLLETTI BIANCHI E CAMORRA: ARRESTO BIS PER NICOLA FERRARO E ALTRI 16


CASERTA, 12 LUGLIO 2010 - Camorristi e colletti bianchi ancora una volta a braccetto per pilotare appalti e fare affari insieme: è quanto emerge dall’ultima inchiesta della Dda denominata «Normandia 2» nel corso della quale è stata seguita la carriera criminale affaristica di Nicola Schiavone, erede designato alla guida dell'omonimo clan dal padre Francesco detto «Sandokan». Diciasette le richieste di arresto, 14 quelle eseguite e un miliardo di euro di beni sequestrati: è il bilancio dell’inchiesta dalla quale emerge che in cinque anni, le gare pubbliche sono state assegnate a una lista chiusa di imprese. Nell'ascesa Nicola Schiavone, oggi 31enne, è affiancato dal cugino omonimo, imprenditore. Insieme raggiungono un accordo con il clan di Antonio Iovine e decidono così la spartizione degli appalti pubblici, dall'edilizia al sistema dei rifiuti. In questo piano di infiltrazione, secondo la procura di Napoli, Nicola Ferraro, eletto consigliere regionale per l’Udeur nel 2005, avrebbe avuto un ruolo determinante nel modificare i bandi di gara e nel risolvere intoppi burocratici, facendo in modo che a vincere l'appalto sia uno degli imprenditori, una cinquantina, inserito nella «rosa» dei compiacenti e scelto a tavolino sulla base di una precisa turnazione. Ferraro poteva contare su funzionari pubblici compiacenti, come sarebbe avvenuto nel caso delle centraline di monitoraggio per la qualità dell'aria a Caserta, o per la depurazione e l'impianto sportivo a Casal di Principe. Un sistema chiuso, non permeabile agli imprenditori estranei alla cordata del clan dei casalesi, che raggiunti dalle minacce telefoniche delle «unghie nere» (così emerge da alcune intercettazioni), non comprendono nemmeno gli avvertimenti. Nicola Ferraro, secondo gli inquirenti, avrebbe ricambiato il sostegno ricevuto dalla famiglia Schiavone nella corsa alle regionali del 2005 con l'interessamento per l'aggiudicazione di appalti a imprese dello stesso clan. Anche il vicesindaco di San Cipriano d'Aversa, poi elettosempre per l'Udeur alla provincia di Caserta, Giacomo Caterino (coinvolto nel Provincia gate) è un imprenditore collegato agli Schiavone che ha presentato buste d'appoggio nelle gare controllate dal clan. Cinghia di trasmissione tra clan e politica e' Sebastiano Ferraro, 46 anni, gia' condannato nell'ambito del processo Spartacus. Tra i colletti bianchi è indagato anche il dirigente del settore pianificazioni-programmazione del Comune di Caserta Maurizio Mazzotti per la vicenda della gara delle centraline di monitoraggio dell'aria; il funzionario dll'Utc di Casal di Principe Giacomo Letizia, per la gara per l'impianto per le acque reflue nel canale ex Casmez e per un impianto sportivo; e quello dell'Utc di Piana Monteverna Armando riccio per un parcheggio e il completamento di un impianto sportivo. Nell'indagine spunta anche il nome del sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino.

 
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