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GIUSTIZIA ALL'INCONTRARIO: POLIZIOTTO ITALIANO CHIEDE ASILO POLITICO IN MAROCCO


CASERTA, 1° LUGLIO 2010 - Dopo dodici anni di via crucis giudiziaria, durante i quali ha continuato svolgere servizio in zone ad alto tasso criminale con i conseguenti rischi e pericoli, ha deciso di prendere carta e penna e di presentare una richiesta di asilo politico allo stato del Marocco. Lo ha fatto ieri, depositando una formale richiesta, proprio negli uffici di un commissariato della Polizia di Stato, corpo che ha avviato una pratica per la sua destituzione dopo una sentenza diventata definitiva. Lui, un agente di polizia orginario della provincia di Lecce, ha servito per diversi anni lo Stato italiano prestando la sua attività per il commissariato di polizia di Aversa ma nonostante ciò, ha dovuto subire l’onta di una’accusa infamante di rapina ai danni di due marocchini che nel 1998, durante un periodo di repressione del contrabbando di sigarette, lo accusarono della sottrazione di alcuni pacchetti di sigarette durante un controllo. Fabio Rizzo, questo il nome dell’agente di 36 anni, protesta da anni la sua innocenza penalizzata anche da alcuni sfortunati passaggi giudiziari: una registrazione audio artigianale che lo avrebbe scagionato non è mai stata trovata agli atti processuali mentre al processo d’Appello, per puro caso, non è mai stato accluso agli atti una fotocopia di un verbale di perquisizione operato dalla pattuglia di cui faceva parte. A tutto ciò, a nulla è valso anche una testimonianza di un collega che collocava Rizzo in un altro luogo durante un secondo episodio accusatorio. Circostanze che lo hanno spinto non solo a chiedere la revisione del processo, ma a rivolgersi anche alla Corte europea per i diritti dell’uomo a Strasburgo oltre che, provocatoriamente, chiedere asilo politico al Marocco, dove, secondo il poliziotto – nel frattempo laureatosi e delegato dalla stessa Polizia a seguire corsi di aggiornamento antiterrorismo - «i cittadini di quello Stato hanno più garanzie di equità e di legittimità nel nostro paese». Parte proprio da due cittadini marocchini la vicenda che oggi vede Rizzo destinatario di una procedura di destituzione dal corpo. I due marocchini, Salah Adlani e Mustafa Elariche, nel 1998 si trovavano ad Aversa senza permesso di soggiorno, assoldati dalla camorra – spiega il poliziotto – a vendere sigarette di contrabbando. La repressione della polizia, che disturbava i loro affari, avrebbe portato i marocchini a denunciare sia Rizzo che un altro poliziotto e alla loro condanna, mentre gli extracomunitari hanno continuato a delinquere e a restare in libertà. «Durante i 12 anni dei tre processi – spiega il poliziotto - sono stato comandato nei servizi più vari, in particolare quale componente della scorta al senatore Pasquale Giuliano e dell’ onorevole Lorenzo Diana. Ho continuato a servire quello Stato che oggi non esita ad accantonarmi destituendomi. Nei miei confronti è stato intrapreso un procedimento disciplinare senza acquisire alcun elemento, nè sentire testimoni per il proprio convincimento, nonostante la legge 737/81 prevedesse il contraddittorio. A nulla sono valse le ripetute richieste in tal senso ed in particolare l’intima convinzione del collegio giudicante circa la mia innocenza. Mentre a me si riserva questo trattamento, le alte sfere della polizia ugualmente condannate vengono promosse. A questo punto mi ritengo un perseguitato politico in quanto lo Stato italiano non ha saputo difendermi dagli attacchi camorristici dell’agro aversano, tantomeno ha tutelato un suo appartenente innanzi alle sedi opportune». Uno sfogo avvalorato anche dal fatto che, oltre ai numerosi precedenti dei marocchini e la loro presenza illegale sul territorio, l’Adlani è stato accusato di tentata corruzione di pubblico ufficiale ed arrestato alcuni giorni fa per l’ennesima volta dalla Guardia di Finanza di Perugia che lo ha sorpreso a viaggiare con 40 chili di droga proveniente dalla Spagna. «Nonostante tutto questo ed altro – conclude il poliziotto - non sono mai stati giudicati e condannati dallo stato italiano palesando di fatto che in alcuni casi i cittadini italiani sono meno tutelati di quelli stranieri presenti sul territorio»

 
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