CASERTA, 18 GIUGNO 2010 - Cinque persone, ritenute legate alla fazione del clan dei Casalesi che fa capo a Francesco Schiavone, detto 'Sandokan', sono state arrestate dai carabinieri di Casal di Principe, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Dda di Napoli. Sono ritenuti coinvolti in episodi minatori ai danni dei componenti della famiglia del pentito Raffaele Piccolo, finalizzati, secondo gli investigatori, a scoraggiarne la collaborazione con la giustizia. I cinque, tutti di Casal di Principe, sono: Giovanni, Francesco e Luigi Verazzo, di 51, 23 e 45 anni, Marcello Bianco, di 37 anni, fratello di Cesare, quest'ultimo elemento di spicco della medesima organizzazione, e Massimo Pezzella, di 38 anni, detto 'palummiello', fratello di Nicola, altro elemento di rilievo del clan. Sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto in luogo pubblico di arma da fuoco, incendio, estorsione, favoreggiamento personale. Gli indagati devono anche rispondere di ''violenza privata e violenza o minaccia per costringere a commettere un reato', con l'aggravante di essersi avvalsi della forza di intimidazione derivante dall'appartenenza ai Casalesi e del conseguente stato di assoggettamento che ne deriva, nonche' per riaffermare la supremazia sul territorio''. Le dichiarazioni rese agli investigatori da Raffaele Piccolo hanno favorito, tra l'altro, l'arresto di Nicola Schiavone, reggente da tempo del gruppo facente capo al padre, con l'accusa di essere il mandante del triplice omicidio dei tre affiliati, Modestino Minutolo, Giovanni Battista Papa e Francesco Buonanno. 'Puniti' per uno sgarro: avevano trattenuto infatti parte del denaro delle estorsioni, e chiesto il pizzo ai titolari di un caseificio di un parente della famiglia Schiavone. Gli atti intimidatori nei confronti della famiglia del pentito - spiegano ancora gli investigatori- ''erano finalizzati anche a dimostrare alla collettivita' di Casal di Principe che, laddove i congiunti di un collaboratore non scelgano di dissociarsi dal pentimento e rifiutino di ricevere lo 'stipendio del clan', non possono piu' essere accettati nei territori dominati dall'organizzazione camorrista, che in tal modo riafferma la supremazia sul territorio''. I familiari di Raffaele Piccolo sono stati costretti a cedere gratuitamente ed a titolo estorsivo un'autovettura a Massimo Pezzella e a Luigi Verazzo. Quest'ultimo e' accusato anche di avere aggredito alcuni congiunti del pentito e, nel gennaio scorso, di avere, insieme con altri complici, appiccato il fuoco all'autovettura della sorella del collaboratore di giustizia. Dalle risultanze delle indagini dei carabinieri, riscontrate dai collaboratori di giustizia, e' emerso, altresi', che Marcello Bianco ha anche offerto uno stipendio mensile ai familiari del pentito per convincerli, tra l'altro, a ritrattare le accuse anche nei confronti di Pezzella.
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