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DUE IMPRENDITORI INSOSPETTABILI TRA GLI ARRESTATI DEL CLAN SETOLA


CASERTA, 10 GIUGNO 2010 - Nelle ventotto ordinanze di custodia cautelare eseguite questa mattina dai carabinieri del reparto territoriale di Aversa ci sono i nomi degli uomini dell'ala stragista dei casalesi guidata da Giuseppe Setola e quelli di alcuni insospettabili che favorirono la latitanza del super killer. I provvedimenti emessi dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda partenopea, colpiscono dunque capi e affiliati alla fazione dei casalesi ritenuta guidata da Francesco Bidognetti, detto «Cicciotto 'e mezzanotte» e in particolare al gruppo di fuoco che nel 2008 seminò il terrore nel Casertano con le spedizioni di morte guidate da Setola. Le persone colpite dai provvedimenti di oggi sono accusati quindi a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso, porto e detenzione di armi da guerra e favoreggiamento personale aggravato. Setola, da tempo ormai detenuto nel carcere di Opera di Milano, accusato, tra l’altro di numerosi omicidi e della strage di Castel Volturno, è dunque uno dei destinatari dei provvedimenti restrittivi insieme con Alessandro Cirillo, Domenico Vargas e Antonio Alluce. Questi ultimi furono catturati dai carabinieri in un villino tra Giugliano e Pozzuoli e trovati in possesso, tra l’altro, delle armi utilizzate nella strage degli immigrati africani del settembre 2008. Delle ordinanze del Tribunale di Napoli, 27 sono state notificate nelle carceri di Milano, Cuneo Catanzaro, Ariano Irpino, Secondigliano e Poggioreale di Napoli e Santa Maria Capua Vetere, ad altrettanti capi e gregari della cosca. Tra gli arrestati di questa mattina ci sono anche due insospettabili: Giorgio Improta, 53 anni, titolare di un vivaio di piante e fiori a Posillipo e Gennaro Cardillo, 43 anni, gestore di un agriturismo nella zona flegrea. Questi ultimi due sono accusati di avere favorito la latitanza di Setola, dopo i tentativi di omicidio del gruppo di fuoco, a Trentola Ducenta, nei confronti di due affiliati, Pietro Falcone e Salvatore Orabona, accusati di avere trattenuto parte degli incassi del pizzo imposto ad alcuni imprenditori e commercianti della zona e destinato a Setola. Contro le abitazioni dei due furono sparati coltre cento colpi di pistole e fucili mitragliatori e due colpi raggiunsero per errore una donna di 47 anni, che si intratteneva nella cucina della propria abitazione.

 
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