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LA GUERRA DELLA FRUTTA FRA CLAN: I PARTICOLARI DEI 68 ARRESTI


CASERTA, 10 MAGGIO 2010 (Casertasette) - Camion speronati in autostrada, duelli in pubblico, minacce con armi terribili: e' stata una guerra durissima quella che i casalesi hanno combattuto (e vinto) per ottenere il monopolio nel trasporto dei prodotti ortofrutticoli. Nell'ordinanza di custodia emessa dal gip Marzia Castaldi sono ricostruite tutte le fasi della guerra e in particolare lo scontro che ha visto Costantino Pagano, potente autotrasportatore legato ai casalesi, contrapposto a Domenico Panico, imprenditore dello stesso settore vicino pero' al clan Mallardo di Giugliano. In un primo momento sembra prevalere Panico, come lo stesso Pagano racconta ad altri affiliati nella sede della sua azienda senza immaginare di essere intercettato. Nel tratto autostradale Messina-Palermo, all'imbocco della galleria di Villafranca (Messina), un camion del quale Pagano e' alla guida viene speronato da diversi automezzi del rivale; il boss e' costretto a fermarsi all'altezza del casello autostradale di Buonformello per la rottura del motore. Questo il suo racconto: ''Usciamo da dentro la nave, i 520 (un tipo di camion, ndr) stavano carichi pesanti per andare a Palermo. Perche' io con il 36 (altro tipo di veicolo, ndr) quando iniziai a salire per dentro all'arco, inizio a salire per le gallerie, Salvatore, sai, io stavo vuoto, tenevo 40 - 50 quintali di fragole sopra, bello e buono sei o sette di loro... Io accendo la freccia ed andai in sorpasso. Come andai in sorpasso cosi' mi incastrarono in mezzo! Dentro la galleria! Quello inizia a frenare davanti, io inizio a suonare con le trombe malamente sotto la galleria. Usciamo da dentro la galleria di Villafranca, iniziamo la discesa e mi trovai con due tre di loro davanti e due tre di loro dietro ed io giusto in mezzo. Andavo per passare e non mi facevano passare!''. Alla fine, pero', e' Pagano a prevalere. La supremazia viene sancita in un duello nel mercato ortofrutticolo di Trentola (Ce), quando Pagano umilia Panico schiaffeggiandolo in pubblico, come lui stesso racconta: ''Giro dentro il mercato a Trentola, e stava pieno il mercato, ma pieno! Entro, mi azzecco a destra, si parte Mimmuccio ''Cappucciello'' (soprannome di Panico, ndr), proprio lui! Lui veniva verso la cabina del camion e io mi facevo la croce. Facevo io: cosa devo fare adesso qua? Arrivo' vicino alla cabina: ''Scendi un poco!'', mi disse vicino a me, ''apri la porta!''. Io vado per uscire a scendere, mi trovai in mezzo ad una decina di persone. Io stavo con una decina di persone dietro. Scesi da dentro la cabina, mi misi la pistola addosso e scesi da dentro la cabina! ''Che vuoi?!'', dissi''. ''Tu mi devi dare duecento mila lire a me!''. ''E perche' ti devo dare duecento mila lire a te?''. ''Ma a voi che vi ha autorizzato a venire?''. Uno schiaffo gli chiavai qua, vedi! Lo presi e lo chiavai con la testa a terra''. Da quel momento in poi, Costantino Pagano acquista un potere superiore, come lui stesso racconta, a quello di qualunque altro gruppo criminale italiano; un potere che si estende dalla provincia di Caserta fino a Milano: ''Per mantenere la Paganese come si sta mantenendo da sette anni non e' facile, perche' sta il problema con quello a Catanzaro andiamo a sparare... Ci sta il problema con il marocchino a Fondi ed andiamo a sparare al marocchino; abbiamo un problema con questo a Giugliano, andiamo a sparare a questo a Giugliano. Andiamo a sparare a quello a Nocera. Non e' facile. Una situazione come Paganese non esiste da nessuna parte, secondo me, dell'Europa perche'? Perche' Di Martino sta a Vittoria, ha il mercato di Vittoria, in mezzo a Di Martino ci stanno altre sette agenzie. Andate a Gela, trovate a Michele Valente e trovate altre sette agenzie. Andiamo a Palagonia, abbiamo venti agenzie, venti capi. Andiamo a Catania: ci sono trenta capi. Qua esiste solo la Paganese per trecento chilometri quadrati, capisci... Perche' voi andate giu' in Sicilia... i Madonia, gli Emmanuello... Nessuno ti guarda qua, qua non comanda nessuno. Allora e' tutto un casino: almeno noi qua abbiamo invaso il discorso da qua fino a Roma, da qua no fino a Roma, fino a Milano. Comandiamo vero noi da qua fino ad Avezzano ci sono camorristi da tutte le parti''

 
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