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E' DI SANTA MARIA C.V. (CASERTA) IL PM MINACCIATO A REGGIO CALABRIA

E’ di Santa Maria Capua Vetere il P.M. antimafia di Reggio Calabria minacciato dalla ndrangheta – La sua famiglia vive a in città il padre è un ex funzionario di banca


SANTA MARIA CAPUA VETERE (di Ferdinando Terlizzi) E’ un sammaritano il coraggioso piemme antimafia Antonio De Bernardo che l’altro giorno ha ricevuto una busta con un proiettile. La sua famiglia vive a Santa Maria Capua Vetere ed il padre del dr. De Bernardo, Salvatore è un ex funzionario di banca. Persone perbene. Conoscenti e amici hanno espresso la loro solidarietà alla famiglia. In città tutti ricordano con particolare emozione l’assassinio di un altro magistero sammaritano Nicola Giacumbi ucciso dalle Br a Salerno allorquando esplicava la sua funzione di Procuratore Aggiunto. “ L' attacco della ' ndrangheta ai magistrati in prima linea” è detto in un dispaccio di Agenzia “in Calabria arriva, puntuale, dopo ogni sequestro di beni. Una busta con proiettile, indirizzata al sostituto procuratore distrettuale di Reggio Calabria Antonio De Bernardo, è stata intercettata in un ufficio postale della provincia di Reggio Calabria. A Vibo Valentia, invece, la minaccia è stata indirizzata al procuratore capo, «Spagnuolo vattene o muori». La scritta è apparsa sui muri nelle vicinanze dell' Oviesse, in pieno centro di Vibo, a cento metri dal Municipio. Gli inquirenti non hanno dubbi. Le intimidazioni hanno matrice mafiosa. Il pm Antonio De Bernardo è il magistrato che in questi ultimi anni ha seguito le più importanti inchieste di ' ndrangheta sul traffico della droga nella fascia jonica reggina. Si è occupato delle famiglie Iamonte di Melito, ma anche dei Cordì e Cataldo di Locri, ai quali sono stati sequestrati beni per milioni di euro. E anche le minacce al procuratore Mario Spagnuolo sarebbero indirizzate a bloccare l' attività della procura di Vibo che, dopo anni di silenzio, ha messo le mani sugli affari delle cosche. Dieci milioni di euro di immobili sequestrati negli ultimi giorni a esponenti della criminalità del luogo, molti dei quali non conosciuti dal fisco, potrebbero avere allarmato i clan della zona. «Tutto questo lavoro investigativo potrebbe però risultare nullo, perché tra due mesi alla procura di Vibo resteremo solo in due», ha spiegato Spagnuolo. La catena di intimidazioni che si è abbattuta in Calabria dall' inizio dell' anno a oggi preoccupa gli inquirenti. Il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone sostiene che «la situazione a Reggio Calabria continua a essere estremamente pesante e questo episodio è la conferma di uno stato di tensione all' interno delle cosche della ' ndrangheta che sfocia in attentati e intimidazioni a magistrati, forze dell' ordine e giornalisti». Per Enzo Ciconte, docente di storia della criminalità organizzata all' Università Roma 3, «la ' ndrangheta non fa proclami e non annuncia le sue strategie». Questi episodi, però, non sono altro che «messaggi di tipo terroristico che la mafia calabrese invia al mondo. Per far sapere che, nonostante gli arresti, e i sequestri di beni, è ancora viva e non accusa segni di cedimento alcuno», sostiene Ciconte. Segnali inquietanti su quello che potrebbe accadere in Calabria giungono anche dalle dichiarazioni di alcuni pentiti. Dalle confidenze di Gerardo D' Urso si è potuto accertare il tentativo dei boss della Piana di Gioia Tauro di uccidere la parlamentare Angela Napoli. E sempre D' Urso ha parlato di un piano per eliminare l' ex pm della dda di Catanzaro Marisa Manzini.

 
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