Sono otto gli arresti eseguiti questa mattina (su 13 chiesti dalla Dda) nei confronti del gruppo del latitante Michele Zagaria di Casapesenna: imprenditori ma anche gruppi societari importanti finivano nel mirino del clan. Gli investigatori intercettavano tutto ma non sono riusciti ad evitare - pur ascoltando quasi in diretta l'azione criminosa - un episodio che ha visto vittima un professionista. Sono i particolari dell'inchiesta a carico di alcuni esponenti del clan dei casalesi che puntavano al sistematico controllo del territorio anche per dare protezione ai latitanti. E così sarebbe stata costituita una vera e propria rete di avvistatori, emissari, autisti, messaggeri, portaordini, custodie e guardie del corpo e teste di legno che, come si legge in una nota della Procura della Repubblica di Napoli "assicurano servizi essenziali alla latitanza dei capi ed agli affari della costa". Ma oltre all'apparato organizzativo il clan, affermano gli investigatori aveva "una disponibilità di mezzi impressionanti". Dalle indagini è emerso "anche l'esistenza di un diffuso controllo estorsivo - che si attua mediante l'esazione di una vera e propria gabella della camorra, la cui riscossione è, al di fuori di ogni logica di civiltà, ritenuta dagli aderenti al clan come naturale e dovuta - delle attività economiche di maggiore rilievo e, in primo luogo, di quelle relative alla realizzazione di appalti pubblici ed alla esecuzione di fabbricati e costruzioni, non disdegnandosi, peraltro, di pretendere illeciti guadagni anche da diversi canali produttivi di ricchezza". Le otto ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite oggi dagli agenti delle questure di Napoli e di Caserta e dai carabinieri del comando provinciale di Caserta al termine di un lavoro andato avanti per mesi che ha consentito di raggiungere "la prova di odiosi delitti contro la persona e il patrimonio. Si tratta di delitti eseguiti - si legge sempre nella nota diffusa dalla Procura della Repubblica - mediante l'impiego di metodi violenti o grazie alla diffusa paura che incutono gli aderenti alla predetta organizzazione. La minaccia della violenza, infatti, si esplica in modo diretto sulle vittime ma influisce, indirettamente - ma non per questo con minore efficacia suggestiva - su tutto l'ambiente socio economico del comprensorio".
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