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GIUDIZIARIA: CORTE APPELLO CELEBRA FUNERALE INCHIESTA AIMA


CASERTA, 25 settembre 2009 - Celebrato il funerale dell'inchiesta della Procura napoletana denominata Aima: lo hanno fatto i giudici di Appello che hanno smontato una maxi inchiesta che è costata allo Stato decine di milioni di vecchie lire e per la quale diversi imputati hanno chiesto o chiederanno il risarcimento per ingiusta detenzione. A fronte di 240 imputati, nella sentenza di primo grado emessa dal tribunale sammaritano, ne erano stati condannati 65. In Appello è stata confermata l'assoluzione per 175 imputati e nei confronti di una serie di altre persone coinvolte, i reati sono stati prescritti. Il processo Aima - quello delle truffe che i clan Casalesi aveva fatto all'azienda italiana per gli interventi nel mercato agricolo - è giunto al secondo round ieri mattina. I giudici napoletani della corte di appello, dopo ore e ore trascorse in camera di consiglio, hanno emesso la sentenza di condanna, facendo reggere il teorema accusatorio soltanto per 40 capi di imputazioni dei 700 formulati dalla Dda di Napoli. Il procedimento era nato nel 1998. La comunità europea raccoglieva la frutta prodotta in eccesso dando in cambio un indennizzo ai contadini. Ma dove doveva finire la frutta, si gettava, invece - stando alle indagini eseguite all'epoca - immondizia che veniva, però, pesata incassando i soldi di indennizzo. Le ordinanze cautelari riguardarono finanzieri, funzionari per il Commercio Estero, funzionari regionali, e titolari di aziende agricole: alcuni legati al clan dei Casalesi e altri che avrebbero truffato l'Aima senza l'appoggio della camorra. Undici anni dopo il primo blitz, tre persone sono morte (Leonardo Francesco, Riccardo Guglielmi e Santolo Ruoppolo); in nove hanno visto una prescrizione totale per estinzione dei reati per cui erano stati condannati (Luciano Chirico, Antonio Lenza, Alfredo Izzo, Augusto Maccio, Antonio Rossi, Nicola Santillo, Nicola Simeone e Raffaele Verde) e una serie di imputati hanno ottenuto una prescrizione parziale con abbassamento della pena (come Luigi Brunitto, Vincenzo Diana, Alfonso Schiavone). Così, Giuseppe Acanfora, condannato 4 anni 2 mesi in primo grado, è stato condannato 2 anni. La condanna maggiore di 6 anni è toccata a Guglielmo Mirra (quest'ultimo ex amministratore del comune di Santa Maria La Fossa). Lievissima la condanna al collaboratore di giustizia Carmine Schiavone a 10 mesi di reclusione, difeso dall'avvocato Andrea di Croce, mentre a De Nuptis e Di Benedetti sono stati assolti.

 
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