CASERTA, 14 LUGLIO 2009 - Cinquanta milioni di euro. E' il valore stimato dei beni sequestrati oggi a cinque esponenti del clan dei Casalesi, tutti già detenuti, e a loro prestanomi nei cui confronti, su proposta della Dia, sono stati eseguiti provvedimenti emessi dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Si tratta di 34 immobili e terreni, 9 società (imprese edilizie, negozi, bar, ecc.), 24 autoveicoli compresi camion e autocisterne, conti correnti. Il più ingente sequestro di beni dai tempi dell'operazione Spartacus ha portato alla luce l'esistenza di una fitta rete di prestanomi - familiari ma anche incensurati insospettabili - che garantivano l'attività di riciclaggio dei proventi delle imprese criminali. Le indagini degli inquirenti hanno riguardato l'intera galassia del clan dei Casalesi: dalla fazione bidognettana (dal nome del boss Francesco Bidognetti, detto Cicciotto è mezzanotte), a quella "stragista" che fa capo a Giuseppe Setola (indicato come autore di una lunga catena di omicidi, compreso l'eccidio di sei immigrati a Castel Volturno), ai Belforte di Marcianise. Giuseppe Setola è il più noto tra i destinatari dei provvedimenti di sequestro. Si tratta dell'uomo che, come emerso dalle indagini della Dda di Napoli, intendeva realizzare il controllo assoluto del territorio domizio (Castel Volturno e altri comuni dell'area) attuando una vera e propria strategia del terrore, con l'eliminazione di collaboratori di giustizia, testimoni e di quanti osavano denunciare le estorsioni. Un suo prestanome, su un solo conto corrente, aveva intestato 60mila euro. Molti beni, intestati al fratello, Pasquale Setola, dopo il clamore suscitato lo scorso anno dagli eccidi furono ceduti a terzi proprio per scongiurare che finissero nel mirino degli inquirenti antimafia. Pasquale Setola è imprenditore attivo nel settore degli appalti pubblici, attraverso la società 'General Impianti sas di Pagano Massimiliano & C.', di Casal di Principe. L'elenco prosegue con Giosué Fioretto, soprannominato '0 zio, assicuratore e convivente di una sorella dell'ex compagna del boss Francesco Bidognetti. Per gli investigatori era il punto di riferimento del gruppo camorristico. Altro nome indicato tra i destinatari dei sequestri, Antonio Della Ventura, ritenuto capozona di Caserta del clan Belforte, che opera con una certa autonomia di movimento all'interno del clan dei Casalesi. Nicola Verolla, infine, è considerato come affiliato alla famiglia Bidognetti: è titolare di un negozio di ricambi a Lusciano, nel casertano, che sarebbe stato utilizzato come base operativa della cosca dove venivano spesso condotti imprenditori sottoposti alle estorsioni. L'operazione, denominata "Cinquanta" proprio in riferimento all'entità dei beni sequestrati, ha visto impegnati oltre cento agenti del centro operativo della Dia di Napoli.
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