nCaserta Sette - informazione - news - attualità - cronaca - sport - turismo - musica e arte - reggia di caserta - giornalisti - giornalismop - attualità - omicidi - rapine - storia di caserta - per caserta - in caserta - con caserta


Privacy Policy / Cookies


IL TG ON LINE E' OFFERTO DA


GUARDA QUI LE VIDEONEWS


TV LIBERE: GIORNALISTI DI CASERTA A MATRIX


Il Blog di Prospero Cecere


UFFICI STAMPA TOP TEN A CASERTA (New Entry)

  
  Collabora con Noi
  Per Aziende ed Enti
  La tua vicenda qui
  Archivio Giornali
  Gerenza
  Servizi Emittenti Tv
  Spot & Doppiaggi
  Archivio Servizi Tg
  I tuoi ricordi in Dvd
  Musica-Party-Sfilate
  www.sannioturismo.com



  Archivio news
  Argomenti
  Cerca nel sito
  Invia una news
  Lista iscritti
  Messaggi privati
  News
  Recommend_Plus
  Sondaggi
GIUDIZIO FINALE, OPERAZIONE CONTRO CLAN BELFORTE: CAMORRA E RIFIUTI


MARCIANISE (Caserta, 28 maggio 2009) - Erano tutti titolari di attività imprenditoriali nelle quali venivano reinvestiti i proventi delle attività illecite del clan, come il traffico di droga ed i ricavi delle estorsioni e dell'usura, e che venivano usate per operare nel delicato settore della gestione dei rifiuti. Ed è la prima volta che si dimostra a livello giudiziario la gestione "diretta" del settore rifiuti da parte della camorra. Nei confronti di questi imprenditori, tra cui Salvatore Belforte, capo dell'omonimo clan operante nel casertano, oggi sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare e sequestro emesse dal Gip del tribunale di Caserta, dopo le indagini coordinate dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli. I reati contestati sono associazione per delinquere di stampo camorristico, traffico illecito organizzato di rifiuti e truffa aggravata ai danni di Ente Pubblico, riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita, estorsione, reati tutti aggravati dalla finalità dell'agevolazione mafiosa. L'attività, spiega in una nota Giovandomenico Lepore, procuratore della Repubblica, rappresenta un vero e proprio traguardo investigativo 'in quanto è la prima volta che si dimostra giudiziariamente la gestione diretta da parte della camorra di società operanti nel settore dei rifiuti per mezzo delle quali si riciclavano capitali del clan proprio nel settore dei rifiuti'. L'operazione di oggi, condotta da un pool Interforze composto dai carabinieri del comando tutela ambiente di Roma e di Caserta e dalla compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise, 'segna una tappa fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata' perchè si è riusciti a dimostrare che esponenti apicali di clan camorristici da lungo tempo si sono inseriti nella gestione dei rifiuti mediante società direttamente da loro gestite: è il caso della Sem, direttamente controllata dal clan Belforte. In tali società venivano convogliati i proventi delle attività illecite del clan, quali il traffico di droga ed i ricavi delle estorsioni e dell'usura, e venivano utilizzati per operare nel delicato settore della gestione dei rifiuti, in precedenza gestito da imprese del Nord. I mezzi con cui le società camorristiche ottenevano la supremazia del mercato erano molteplici: sfruttando il totale controllo del territorio grazie alla operatività 'militare' del clan di appartenenza, avevano grosse disponibilità di denaro da utilizzare per le attività imprenditoriali tanto da assumere una vera e propria posizione monopolistica nel settore dell'intermediazione dei rifiuti. La Sem aveva la capacità di legarsi ad analoghe società riferibili ad altri gruppi camorristici operanti nel medesimo settore dei rifiuti anche grazie ad 'alleanze' criminali e otteneva appalti pubblici anche grazie alla compiacenza di pubblici funzionari anche in assenza delle necessarie iscrizioni: è il caso degli appalti per le bonifiche degli alvei effettuate dalla Recam. Il danno per l'Ente pubblico è enorme: di qui la contestazione anche del reato di truffa aggravata. L'attività di indagine si è focalizzata sull'analisi del settore dei rifiuti ed ha consentito di appurare che il clan Belforte ha assunto, 'anche in tale ambito ed accanto ai settori 'tradizionali' di operatività del clan camorristico, una posizione dominante. L'organizzazione criminale è riuscita, pertanto, ad acquisire enormi disponibilità finanziarie che ha poi reimpiegato, tramite una fitta rete societaria e di prestanome, nel medesimo settore imprenditoriale e nelle acquisizioni immobiliari'. L'attività investigativa, spiega Lepore, è stata veramente impegnativa e complessa visto che gli indagati hanno operato, per lungo tempo, indisturbati avendo la possibilità di realizzare un vero e proprio impero imprenditoriale e di creare una 'cortina' di legalità tesa a celare gli investimenti illeciti. E' stato, pertanto, necessario effettuare una certosina ricostruzione finanziaria e patrimoniale delle consistenze economiche e patrimoniali degli indagati e dei soggetti ad essi collegati; le risultanze di tali accertament hanno, infine, consentito di verificare la provenienza illecita delle consistenze patrimoniali, bancarie e societarie del gruppo criminale e di ottenerne una precisa 'mappatura' . Dati risultati perfettamente collimanti con le convergenti dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia un tempo affiliati a diversi clan del casertano. E' stato così possibile ricostruire un quadro indiziario diretto ed efficace dell'infiltrazione del sodalizio di criminalità organizzata e accertare che il clan 'Belforte' e/o 'Mazzacane' di Marcianise opera anche nel settore della gestione dei rifiuti con modalità illecite, tanto che appare configurabile anche il delitto di traffico organizzato illecito degli stessi. Le attività investigative hanno dimostrato che il motore intorno al quale ruotano le attività del clan criminale sono proprio le diverse società gestite da due imprenditori camorristi. Nel caso dell'attività di intermediazione per lo smaltimento dei rifiuti svolta dalla diverse ditte riferibili al clan Belforte, il dato documentale risulta essere certamente di elevata caratura investigativa; esso va perfettamente a riscontrare gli esiti delle intercettazioni telefoniche. L'organizzazione camorristica ha articolato le proprie attività in quattro distinti ambiti operativi: l'apparente intermediazione dello smaltimento dei rifiuti svolta dalle società Cepi ed Ecomediterranea; infatti, il clan camorristico impone alle piccole e medie attività artigianali di avvalersi, per lo smaltimento dei rifiuti prodotti, di impianti individuati per loro conto dalla Cepi e dalla Ecomediterranea, ovvero società di intermediazione di rifiuti direttamente controllate dal clan Belforte. Poi la predisposizione di una filiera di società senza alcuna struttura impiantistica, cosiddette 'società cartiere', per essere utilizzate da parte del clan esclusivamente per operare 'giri' di fatture false e dissimulare gli ingenti e soprattutto ingiusti profitti derivanti anche dal traffico organizzato illecito dei rifiuti. Ancora, la predisposizione di una filiera di società dotate di impiantistica per le attività di recupero/smaltimento dei rifiuti e l'imposizione del pagamento di somme a titolo di estorsione nei confronti delle ditte operanti nel settore della gestione dei rifiuti, dislocate sul territorio di propria pertinenza. L'effetto dell'intromissione degli interessi camorristici nello sviluppo del 'libero mercato' "è devastante in quanto è tanto invasivo da provocarne la distorsione dei meccanismi essenziali: dall'analisi dei bilanci e dei singoli atti di gestione delle società non sono stati rinvenuti criteri gestionali connotati da quell'economicità cui dovrebbe tendere ogni gestione imprenditoriale". In altri termini, le società 'controllate' dal clan o 'collegate' ad esso alterano il sistema in quanto non sono tenute a seguirne le regole. Infatti, si è appurato che molte società hanno ricevuto enormi finanziamenti in contanti, talvolta per milioni di euro, da parte dei soci oppure mediante bonifici bancari: è la classica tecnica del riciclaggio. La Sem, ad esempio, ha avuto iniezioni di denaro liquido a titolo di finanziamento soci e versamenti in contanti per circa dieci milioni di euro nell'arco di un quinquennio con contestuali prelievi in contanti e fatturazioni false in modo da far ritornare il denaro 'ripulito' nella disponibilità del clan. Sono state accertate anche ulteriori cointeressenze tra i clan camorristici operanti nel casertano con le aziende operanti nel settore dei rifiuti e le loro propaggini in altre regioni, come nel Lazio, dove sono stati operati significativi sequestri di società e di immobili riconducibili al clan Belforte.

Recam

Cento conti correnti e 50 milioni di euro sequestrati, 43 indagati, 5 ordinanze di custodia cautelare la cui esecuzione e' ancora in corso. Sono i risultati dell'operazione "Giudizio Finale" messa a segno dai carabinieri del comando tutela ambiente di Roma e Caserta e dalla Guardia di Finanza di Marcianise contro Salvatore Belforte, capo dell'omonimo clan operante nel casertano, ed altri esponenti di spicco dello stesso clan titolari di attivita' imprenditoriali operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Sono accusati di associazione per delinquere di stampo camorristico, traffico illecito di rifiuti ed estorsioni. Tra i reati contestati, anche la truffa aggravata ai danni di un ente pubblico, la ex Recam, societa' nata con il 51% di capitale regionale e il restante di Italia Lavoro per la bonifica del territorio campano e successivamente trasformata in Astir, interamente di proprieta' della Regione. L'attivita' investigativa coordinata dalla Dia di Napoli, ha detto il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore nel corso di un incontro con la stampa, ha per la prima volta dimostrato "giudiziariamente" la gestione diretta da parte della camorra di societa' operanti nel settore dei rifiuti, attraverso le quali, successivamente, venivano riciclati i capitali del clan. Tra le societa' direttamente controllate da Salvatore Belforte figura in particolare la Sem che, grazie al riciclaggio di denaro proveniente da traffico di droga, estorsioni e usura, circa 10 milioni di euro nell'arco di un quinquennio, denaro poi reinvestito nella gestione intermediazione dei rifiuti, aveva assunto in questo settore una posizione monopolistica pur non avendone i requisiti. Ed e' proprio la Sem ad aver ottenuto dalla Recam, grazie alla compiacenza di un pubblico funzionario, indagato nella stessa inchiesta, appalti pubblici per la bonifica degli alvei. Un danno enorme per l'ente pubblico, e' stato sottolineato nel corso della conferenza stampa, dall'accertamento del quale e' stato contestato anche il reato di truffa aggravata "si e' trattato di un'attivita' investigativa assai complessa - ha spiegato il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Rhao - che ha necessitato di una certosina ricostruzione finanziaria e patrimoniale delle consistenze economiche degli indagati, dell'analisi di oltre 14 mila transazioni anonime, attraverso le quali e' stato possibile ottenere una precisa mappatura delle consistenze patrimoniali e bancarie del gruppo criminale e verificarne la provenienza illecita". Grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e alle intercettazioni telefoniche e' stata fatta luce anche sul modus operandi di queste societa' che, grazie alla modifica illegale del codice dei rifiuti, smaltivano rifiuti in misura minore di quanto poi realmente dichiarato, apportando cosi' proficui vantaggi economici alle casse del clan.

 
· Inoltre Cronaca
· News di redazione


Articolo più letto relativo a Cronaca:
CASERTA, CUOCO UCCISO A TEANO: ESEGUITA AUTOPSIA

Punteggio medio: 0
Voti: 0

Ti prego, aspetta un secondo e vota per questo articolo:

Eccellente
Ottimo
Buono
Normale
Cattivo



 Pagina Stampabile  Pagina Stampabile

 Invia questo Articolo ad un Amico  Invia questo Articolo ad un Amico

www.casertasette.it