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CASERTA: LA PROVINCIA CON PIU' DONNE NELLE STANZE DEI BOTTONI


In Italia la presenza femminile nei centri di potere è ancora fortemente limitata. E in Campania la situazione non è confortante. E' quanto è emerso dal sondaggio "La donna sommersa", realizzato su un campione di circa 5.000 individui da Arcidonna Onlus. Dei risultati del sondaggio se ne parlerà oggi a Napoli durante un dibattito organizzato a Santa Maria La Nova da Arcidonna sul tema della condizione femminile nella società e nel governo del Paese. In Italia la presenza femminile è estremamente rarefatta quando si prendono in esame le "stanze dei bottoni", ovvero le sedi dove vengono decise le strategie di sviluppo del Paese. Cifre ben al di sotto del punto critico del 35% indicato come soglia minima di un corretto equilibrio tra i due sessi. Ancora più sconfortanti i dati relativi alla Campania. Nel Consiglio Regionale la percentuale femminile si ferma al 6,7% facendo scivolare la Regione Campania alla tredicesima posizione. Migliore la situazione nella Giunta che, con il 30,8% delle donne, si colloca insieme alla Toscana al secondo posto nella classifica delle Regioni più rosa. L'amministrazione provinciale più rosa della Campania è quella di Caserta, con il 9,1% delle donne nella Giunta e il 2,2% nel Consiglio. Napoli conta il 6,2% delle donne nella Giunta e il 2,2% nel Consiglio, mentre Caserta ha il 4,6% di donne nel Consiglio ma non ne ha nessuna nella Giunta. Maglia nera a Salerno e Avellino, che hanno Giunta e Consiglio esclusivamente al maschile. La situazione non cambia se si considerano le amministrazioni comunali campane. I sindaci donna sono il 4% del totale regionale contro il 7,2% della media nazionale, e gli assessori donna sono il 9,2%, contro il 16,6% nazionale. Tra i partiti in Campania i Ds con il 23,7% di donne hanno la maggiore presenza femminile, pur perdendo 7 punti percentuali rispetto alla media nazionale di partito (30,8%). Ben al di sotto le percentuali del Nuovo Psi (10,2%), Forza Italia (4,7) e AN (3,7). Nei grandi sindacati la rappresentanza femminile subisce le stesse discriminazioni: fa eccezione, grazie all'adozione della norma antidiscriminatoria, la Cgil con il 27,5% di donne negli organi con potere deliberante (dato che sale al 37,8% se si considera il dato nazionale). La Uil in Campania con il 14,3% supera la media nazionale (12,2%), mentre la Cisl regionale non conta nessuna donna (contro l'11% della media nazionale). "Crediamo che le donne, insieme agli uomini, rappresentino la ricchezza e il capitale umano del Paese e che quindi oggi come non mai sia importante attingervi per individuare le risorse migliori per guidarne la crescita - ha detto Valeria Ajovalasit, presidente di Arcidonna - crediamo con altrettanta convinzione che la spinta all'impegno debba partire anche dallo stesso universo femminile". "Ci auguriamo quindi che alle elezioni europee di giugno le donne stesse, al di la dello schieramento politico, diano un segno concreto votando donna". Dalla ricerca di Arcidonna è emerso che oltre un terzo delle donne italiane dichiara di avvertire negli ultimi anni un deciso miglioramento del proprio tenore di vita. Ma la situazione cambia se si chiede alle donne una valutazione sulla propria posizione sociale: in media una donna su quattro si dice profondamente scontenta del ruolo che occupa nella società. Tra le ragioni di questo malessere, l'indagine di Arcidonna ne individua una in particolare: a parità di responsabilità e di impegni lavorativi, sulle donne continua a pesare quasi completamente il carico degli impegni familiari. Il tempo che le donne possono ritagliarsi per i propri interessi, lavoro compreso, è del 25% inferiore rispetto all'altro sesso. La ricerca di Arcidonna prosegue evidenziando gli ostacoli che impediscono la scalata delle donne ai centri decisionali della società. Due esempi: tra pubblico e privato le donne che diventano dirigenti sono solo il 13% e nei due rami del Parlamento la rappresentanza femminile, la più bassa in Europa, si ferma al 10%. I dati della ricerca sottolineano che le donne non entrano in politica perché a respingerle sono le stesse logiche della politica, tutte improntate all'autoconservazione.

 
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