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SAVIANO / FAZIO: PALOMBA A 'IL GIORNALE', PER LA TORRE ERO PORTAVOCE DI CANTONE

Pubblichiamo una lettera della giornalista Tina Palomba apparsa oggi su Il Giornale, a pagina 42, nella rubrica La Parola ai Lettori


Io, cronista anticamorra nonostante Saviano

"Egregio direttore, mi rivolgo a lei, sicura di poter ottenere quella parola che avrei voluto contrapporre durante la trasmissione "Che tempo che fa", con lo scrittore Roberto Saviano. Si parla tanto della mia terra martoriata, ma non è un paese civile quello che impedisce la replica a chi viene attaccato in quel modo. Sono Tina Palomba, cronista di nera e giudiziaria del Corriere di Caserta. Ho firmato parte degli articoli incriminati, di cui ha parlato in tv il signor Saviano. L'altra sera, guardando il programma di Fabio Fazio, sono rimasta di sasso, incredula, indignata per la piega che ha preso la trasmissione. Alla fine ho pensato di restituire all'Ordine, la tessera di giornalista. Tutta la trasmissione, o meglio, il monologo, lasciava intendere chiaramente una cosa: il Corriere di Caserta e i suoi giornalisti, sono collusi con la camorra. Un'operazione mediatica senza precedenti, un attacco indecente ai danni di un quotidiano libero, condotta senza un minimo di onestà intellettuale, da parte del conduttore e del suo ospite. Mi rifiuto di credere che il motivo di tanto livore sia da ricercarsi nella vertenza intentata dal cronista Simone Di Meo, nei confronti di Saviano, dove si ipotizza un plagio realizzato nel libro Gomorra. Un caso di cui Il Giornale ha svelato i retroscena e ha messo a raffronto gli articoli ‘locali', con i passi salienti di Gomorra, dove risultano ricopiate anche le virgole. Ma di questo, Saviano non ha parlato. Forse perché proprio in questi quotidiani locali ‘megafono di criminali', ha attinto a piene mani senza mai citare la fonte. Sarebbe bene che tali vicende processuali si consumassero nelle sedi deputate, senza battere la grancassa delle televisioni, nel tentativo di influenzare il giudizio. Senza attaccare e delegittimare chi, ogni giorno, compie solo il suo dovere di informare l'opinione pubblica. Di esempi di faziosità della trasmissione, ne potrei citare a decine. Ne prendo uno a caso: la lettera di un capo della camorra casertana, pubblicata sul giornale e mostrata durante il monologo. La lettura di quelle poche righe sarebbe stata sufficiente a smontare tutto il progetto di delegittimazione, poiché il boss, nero su bianco, intimava esplicitamente di non comprare il Corriere di Caserta, giudicandolo nemico dei clan. Ma così non è stato. Io, giornalista di un giornale di camorra? Sono stata individuata dal pentito Augusto La Torre, come la ‘portavoce del pm della Dda, Raffaele Cantone'. Questo concetto è stato ripreso pari pari dal boss Bidognetti e dal latitante Iovine, in una lettera al processo ‘Spartacus'. Delle due l'una: sono la portavoce della camorra, o dei magistrati antimafia? Per questa missiva e per altre minacce, sono stata sottoposta a vigilanza quotidiana. E con me, altri colleghi. Non vivo sotto scorta solo perché sarebbe impossibile continuare a lavorare con i carabinieri che ti seguono ovunque. Gentile direttore, dopo una notte in bianco, ho deciso di non restituire la tessera all'ordine. Mi hanno convinto le tantissime telefonate di solidarietà di lettori, carabinieri, magistrati, avvocati. Questo mi ha ridato fiducia, nonostante Saviano. Continuerò a raccontare anche ciò che qualcuno sembra aver dimenticato: che la ‘vera' lotta alla camorra, la fa chi indossa una divisa o chi coordina le indagini in procura. Continuerò a scrivere le brutture, i misfatti, i crimini, gli orrori che i camorristi perpetrano ai danni degli uomini e delle donne di questa terra martoriata. Nonostante Saviano". (Tina Palomba, giornalista del Corriere di Caserta)

 
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