Tortura della tomba: metodo usato da alcuni degli africani coinvolti nell'inchiesta per punire un corriere che si era impossessato di un quantitativo di droga. Emerge dall'indagine 'Uomo Rosso' CASTELVOTURNO (Caserta) - Alle prime ore di oggi i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno eseguito nelle città di Napoli, Caserta, Bergamo, Firenze, Prato, Torino, Avellino ed altre province italiane 32 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, dal GIP del Tribunale di Napoli nei confronti di soggetti appartenenti a due distinte associazioni per delinquere finalizzate al traffico internazionale ed allo spaccio di stupefacenti. Le indagini hanno svelato uno spaccato inquietante in un territorio, quello della provincia di Caserta, da sempre martoriato e devastato non solo per i riflessi di eventi naturali ma anche e soprattutto per la presenza di organizzazioni criminose che ne hanno fortemente rallentato o meglio impedito lo sviluppo. Da circa un decennio, inoltre, nel medesimo territorio sono aumentati in misura esponenziale gli insediamenti di popolazioni extracomunitarie che, attraverso la collaborazione di loro connazionali nel paese di origine e con la colpevole connivenza dei cittadini italiani proprietari di case soprattutto nel litorale domizio, hanno creato delle vere e proprie colonie dove si programmano e si decidono le strategie delle più svariate attività, in gran parte illecite.
I soggetti coinvolti nel traffico di sostanze stupefacenti oggetto dell’attività investigativa svolta dal N I dei CC di Caserta, in larga misura di origine africana, sono entrati clandestinamente nel nostro paese e, raggiungendo i loro connazionali, hanno fissato la loro dimora nell’area compresa tra Giugliano in Campania e Castelvolturno.
L’esperienza giudiziaria ha, inoltre, evidenziato i limiti della azione preventiva e repressiva della P.G. e dalla A.G. derivanti soprattutto dalla difficoltà di identificare i soggetti fermati, tutti privi di documenti o con documenti falsi, e dalla scarsa collaborazione dei loro paesi di origine. Il provvedimento custodiale si riferisce ad un traffico di sostanza stupefacente prevalentemente del tipo cocaina posto in essere da distinte organizzazioni dirette da soggetti di nazionalità africana ed alle quali
partecipano, con diversi ruoli, anche soggetti di nazionalità italiana, residenti a Castelvolturno e con ramificazioni in varie province di’Italia. All’accertamento della esistenza delle organizzazioni ed alla identificazione degli associati si è pervenuto all’esito di una articolata e complessa attività di indagine eseguita dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei C.C. di Caserta nell’ambito di una più ampia attività investigativa, che, nell’agosto del 2006 aveva conseguito un importante risultato con l’arresto dell’allora latitante Corvino Antonio, ricercato per associazione mafiosa “ clan dei Casalesi” gruppo Schiavone, attualmente collaboratore di giustizia e recentemente condannato a 14 anni di reclusione per l’omicidio del sindacalista Federico Del Prete avvenuto il 18 febbraio 2002 in Casal di Principe.
Le acquisizioni investigative, frutto prevalentemente di intercettazioni telefoniche, consentivano di accertare che le singole cessioni di sostanza stupefacente¸ il cui elevato numero è elemento già di per sé sintomatico della esistenza di una stabile organizzazione finalizzata all’acquisto ed al successivo spaccio di droghe pesanti, non fossero episodi svincolati ed isolati ma si inquadrassero in un più vasto e generico programma criminoso e che il relativo traffico venisse gestito da soggetti dediti esclusivamente a tale attività illecita. Si è avuto modo di constatare che la operatività delle organizzazioni suddette si manifestava non solo nella perpetrazione di numerosi reati di cessione a terzi di sostanza stupefacente attraverso il sistematico ricorso ad una metodologia collaudata, ma anche nella predisposizione di una serie di attività dirette a reperire mezzi ed ad acquisire liquidità finanziaria per l’acquisto della sostanza. A tal proposito occorre rilevare che dalle intercettazioni telefoniche oltre ai numerosi contatti tra gli associati emergono con evidenza il ruolo di capo ed organizzatore di vari soggetti, la composizione delle organizzazioni, la struttura verticistica delle stesse, le modalità operative della gestione del traffico della sostanza stupefacente, i ruoli degli associati, il linguaggio convenzionale utilizzato per concordare le modalità di approvvigionamento e di cessione della sostanza stupefacente, l’entità e la frequenza delle stesse nonché i luoghi ed i mezzi utilizzati per la realizzazione dell’attività illecita.
L’indagine si è giovata, come detto, della collaborazione di Corvino Antonio che ha immediatamente svelato, tra l’altro, l’identità dei soggetti africani che gestivano a Castelvolturno i traffici di sostanze stupefacenti ed i canali attraverso i quali i vari gruppi criminosi africani si approvvigionavano di droga. Le capillari investigazioni condotte dai carabinieri svolte con il supporto della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno e soprattutto attraverso intercettazioni telefoniche, hanno consentito di individuare e successivamente identificare un gran numero di cittadini extracomunitari di origine africana, provenienti in larga misura dalla Costa d’Avorio, dal Malì, dalla Nigeria, dalla Guinea, dalla Liberia e dal Burkina Faso, dediti professionalmente al traffico di sostanze stupefacenti in forma associata, con predisposizione, cioè, di una stabile ed efficace struttura organizzativa, il cui nucleo e centro di direzione era nel territorio delle province di Napoli e Caserta, ed in particolar modo Castel Volturno (CE), per estendersi su tutto il territorio nazionale.
Particolarmente elevata la capacità di penetrazione dei traffici extracomunitari accertata nel corso delle indagini con una vera e propria inondazione di cocaina, eroina e marijuana, solo in parte sequestrata, in rilevanti parti del territorio nazionale, secondo una direttrice nord-sud, che, partendo dalle province di Napoli e Caserta arrivava sino alla Lombardia ed al Piemonte, passando per la Toscana, ove operavano alcuni esponenti di spicco delle due organizzazioni criminose.
L’indagine ha, altresì, fatto emergere gli efferati metodi utilizzati da alcuni degli associati per assicurarsi il raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione criminale. Basti citare l’episodio emerso dalle intercettazioni nel quale si ricostruisce, con dovizia di particolari, l’incredibile sequenza di torture, in specie quella definita “della tomba”, a cui viene sottoposto, nel paese di origine, il fratello di un corriere ivoriano, sospettato di infedeltà, colpito dal diffuso sospetto di essersi impossessato di un ingente quantitativo di droga. La vittima viene sostanzialmente sepolta viva fino alla testa ed issata con un cappio al collo su di un albero sino a portarla quasi al soffocamento, al fine di farle rivelare informazioni utili al rintraccio del fratello infedele che, invece, come emergerà in seguito, era stato tratto in arresto in Marocco per detenzione di un ingente quantitativo di droga. (19 febbraio 2009-15:7)
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