I carabinieri di Trento hanno smantellato un'organizzazione italo-cinese dedita allo sfruttamento della prostituzione al termine un'indagine durata otto mesi e che ha portato all'esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere e alla denuncia in stato di libertà di altre otto. Al momento il reato contestato è associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione. L'inchiesta, coordinata dal pm trentino Davide Ognibene, ha permesso di individuare vari appartamenti in tutta italia all'interno dei quali venivano fatte prostituire (e vivere) per 15 ore al giorno almeno nove donne cinesi tra i 20 e i 40 anni, irregolari nel nostro Paese, a cui venivano sottratti i documenti appena giunte in Italia dal loro Paese. In pratica, dunque, le ragazze vivevano in condizioni di quasi schiavitù e dovevano soddisfare qualsiasi pretesa dei loro clienti. Gli appartamenti venivano "reclamizzati" come centri massaggio orientali attraverso annunci pubblicati su diversi quotidiani. Tra i due arrestati ci sono il presunto capo dell'organizzazione, il 30enne Z.S., e la moglie 42enne, H.H., che, pur rintracciati a Trento, risiedevano entrambi a Milano. Secondo quanto emerso nell'indagine, l'uomo, che era già stato oggetto di un provvedimento di espulsione, gestiva le ragazze avvalendosi sia di complici cinesi, tutti clandestini, che di due professionisti italiani un 55enne pistoiese, P.F.G.N., e un 64enne casertano, M.G.D., fermati rispettivamente a Montecatini Terme (Pistoia) e ad Angera (Varese). I due si occupavano sia degli aspetti logistici che di versare in banca il denaro provento del meretricio. Gli arrestati durante questa operazione, denominata "Profumo d'oriente", sono stati reclusi nelle carceri di Verona, Foggia, Bergamo e Pistoia. Malgrado il capo dell'organizzazione fosse residente a Milano, nel capoluogo lombardo non sono stati eseguiti né arresti, né perquisizioni. (31 luglio 2008)
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