Ancora si torna a parlare di Macrico. E’ giusto che sia così perché gli interessi miliardari da un lato e l’interesse più ampio per la città, di tipo urbanistico, sociale ed economico, è grandissimo e quindi è corretto che ciascuno esprima le proprie opinioni al riguardo.
Orbene io partirei dalla considerazione che l’attuale proprietà – Istituto per il sostentamento del Clero – debba essere tenuta fuori dalle polemiche. La proprietà privata, nel nostro ordinamento giuridico, è costituzionalmente garantita e la Chiesa, così come qualsiasi altro proprietario, ha il diritto, forse anche il dovere, di ricevere il massimo possibile dalla vendita. La destinazione del ricavato sarà scelta assolutamente libera della Chiesa stessa. Quello che deve interessare la politica e le Istituzioni pubbliche, segnatamente il consiglio comunale di Caserta, che per legge è pianificatore urbano, è la destinazione dell’area, chiunque ne sia il proprietario. E’ su questo che, a mio avviso, vi deve essere il confronto civile ma serrato, aperto, ma con assunzione di responsabilità precise, da parte di chi deve decidere.
Lasciamo da parte gli “inciuci”. Ad esempio: è fantapolitica infatti pensare ad un’accoglienza dell’On. De Franciscis. E’ persona troppo distante da noi, pur con il dovuto rispetto per le sue idee (ammesso che ne avesse).
L’On. Cosentino è persona troppo seria e troppo scaltra per pensare ad un rapporto individuale con l’On. De Franciscis.
Le posizioni radicali sulla destinazione (o tutto verde, o tutto cementizzato) sono da respingere a priori perché il tutto verde sarebbe una cattedrale nel deserto, non mantenibile con le risorse del Comune; il tutto cementizzato sarebbe la distruzione finale della città.
CASERTA (di Riccardo Ventre, Eurodeputato mio giudizio, come ho più volte detto, la destinazione deve essere di poca ma qualificata edilizia unicamente pubblica, con edifici progettati da tecnici casertani di valore come ce ne sono tanti. Nessun aumento di cubatura ma utilizzazione della cubatura esistente. Questi possono essere i punti di partenza sui quali il consiglio comunale dovrà assumersi le proprie responsabilità.
Troppo importante è la posta in gioco per il futuro della città. Non ci possiamo permettere di sbagliare. (30 luglio 2008)
|