CASERTA - (Comunicato dell' avv. Peppe Pellegrino
Delegato Assemblea Provinciale PD Caserta) -
“Davvero i cattolici nel PD, anche in Campania, sono relegati in un angolino? Il Presidente De Franciscis rivendica giustamente che la cultura cattolica democratica è fondativa del PD, partito di approdo naturale dei valori del cattolicesimo, ma si interroga, con Rutelli, sul perché il Partito Democratico non sembra riuscire a sedurre in modo sufficiente l’elettorato cattolico.
Tale riflessione deve, tuttavia, sgombrare subito il campo dal pericolo di coltivare identità parziali, di fazione col rischio di alimentare divisioni che sono una questione d’antan, vecchia ed stantia. Ora convincere la maggior parte del voto cattolico e moderato è essenziale per vincere, ma questo obiettivo non va perseguito rinchiudendosi nella propria identità di parte, bensì puntando alle questioni concrete che stanno a cuore all’elettorato cattolico e moderato. Il Documento di De Franciscis è importante perché, rifuggendo da ogni tentazione di rimettere a nuovo guelfi e ghibellini, invita a reinterpretare in chiave moderna quella “ riserva di valori” del mondo cattolico e moderato esercitando su questa fetta di elettorato il fascino di scelte programmatiche capaci di recuperare quelle sensibilità e quelle esperienze “oggi ai margini della riflessione politica e disilluse”.
Ma per vincere un certo disagio del mondo cattolico e moderato nei confronti del Partito Democratico, c’è bisogno di stare sui temi reali, sulle domande di questa parte dell’elettorato, recependone le istanze e rappresentandone gli interessi reali. Questo sarebbe possibile proprio con il “Patto di popolo” su opzioni strategiche per lo sviluppo e la convivenza civile che PD campano dovrebbe mettere in campo. Tuttavia, propedeutico e necessario alla sottoscrizione di questo patto è che il Partito Democratico riesca a riavvicinare i cittadini alle Istituzioni. Recuperare questa fiducia, arrestare il declino della politica sarà la grossa scommessa del PD campano.
Ma il recupero della rappresentanza implica inevitabilmente la capacità di dare risposte nette, di mandare segnali rassicuranti. De Franciscis scrive che “dopo il confronto e lo scambio di idee viene la decisione”. Ecco, questo dovrebbe essere il motto del PD campano, ma anche nazionale. Perché paradossalmente le perplessità di tanti cattolici e moderati a sentirsi pienamente a casa loro nel PD sono forse dovute alla non ancora completa percezione di una identità chiara e definita del nuovo partito visto come incapace di dare segnali rassicuranti ad un elettorato stanco di giri di parole. In Campania più che altrove. Molti i temi cruciali su cui occorre intervenire senza incertezze. Non basta rimarcare i già evidenti bluff del governo Berlusconi, non basta aspettare l’inevitabile fallimento del governo di centro destra. Dobbiamo essere capaci di mettere in campo politiche efficienti per la soluzione delle tante vertenze aperte in Campania.
Ecco perché vorremmo che questo “Patto di popolo e per il popolo” non restasse un mero slogan, ma diventasse il banco di prova del Partito Democratico campano e di un gruppo dirigente capace di dare contenuti al proprio impegno politico. Questo volere privilegiare i contenuti, le questioni concrete, è anche la premessa di una buona politica di alleanze. Una cosa è chiara: non possiamo riproporre un ritorno a lunghe e incoerenti coalizioni antiberlusconiane. Non possiamo ignorare il fallimento della prova di governo da parte della sinistra più radicale. Il nuovo “conio” è più che mai di attualità, ma le alleanze non sono il traguardo, saranno il frutto della politica che sapremo fare. Il Documento del Presidente de Franciscis contiene infine una sfida per i cattolici, i moderati, i “coraggiosi” che pensano che il PD sia lo loro casa, al 100%. Il richiamo ai valori e alla propria identità non può portare i cattolici e i moderati a rinchiudersi nel “castello crociato”: sarebbe fare un torto alle proprie ragioni. Il dialogo, il confronto, anche serrato, su questioni concrete rappresenta l’occasione per contribuire a creare una identità chiara e definita del Partito Democratico, farlo uscire dai suoi attuali e incerti confini e farlo diventare un partito finalmente capace di parlare indistintamente a tutti i cittadini, ad ogni ceto sociale.
Ecco, se i cattolici moderati, i “ coraggiosi” sapranno coltivare con cura le loro ragioni e radici ci si può schiudere una prospettiva tutt’altro che residuale”. (29 luglio 2008)
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