AVEZZANO - Sono ipotizzati a vario titolo ed in concorso i reati di abuso di ufficio e falso nel processo che vede imputati anche il segretario generale dell’Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, Giuseppe D’Occhio, 52 anni, di Telese (Benevento) - oltre al sindaco di Castellafiume (L’Aquila) Quirino Ricci e il responsabile dell’ufficio tecnico Luigi Andreozzi – che si aprirà il 17 luglio prossimo davanti al tribunale di Avezzano. Al centro della vicenda che ha portato il loro rinvio a giudizio, i lavori, non consentiti dall’«Autorità di Bacino per i fiumi Liri, Garigliano e Volturno» che per quella zona, dal 1999, prevede solo realizzazioni di consolidamento od opere di pubbliche indispensabili non localizzabili altrove (ma sempre sotto parere dell’Autorità) ma ugualmente autorizzati dal comune di Castellafiume. L’amministrazione comunale, secondo il denunciante danneggiato, ha interpretato diversamente il parere dell’Autorità. Protagonisti della vicenda sono un cittadino di Castellafiume, Ubaldo Persia, e la proprietà dell’ostello «Lo Scoiattolo» localizzato nei pressi dell’abitazione del Persia che negli anni ha presentato quattro denunce penali di sequestro preventivo presso la Procura della Repubblica presso il tribunale di Avezzano per fermare l’ampliamento dell’albergo in una zona a rischio da frana. Il denunciante, in passato già danneggiato da precedenti lavori realizzati presso l’albergo in questione (una sentenza civile del tribunale di Avezzano gli ha riconosciuto quasi 200 milioni di vecchie lire di danni in una causa intentata contro il comune di Castellafiume), secondo le sue denunce, sta ancora subendo danni per l’ampliamento dell’albergo-ostello. I titolari, pure finiti sotto processo ed assolti dal giudice monocratico, dopo la divisione del inchiesta giudiziaria in due parti, erano stati denunciati da Di Persia. In questi giorni i legali di Persia, gli avvocati Claudio Aronne e Pasquale Mercone del foro di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), hanno presentato un’ennesima istanza di sequestro dell’immobile ritenendo di essere in presenza di una illegalità su un’altra illegalità. Sul rischio idrogeologico della zona si è espressa anche la Direzione Generale per la Difesa del Suolo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio che in una nota di censura parla di «mancato rispetto delle misure di salvaguardia in area perimetrata a rischio frana» invitando l’Autorità di Bacino, la Regione Abruzzo e il sindaco di Castellafiume a «intraprendere al riguardo le eventuali azioni al fine di non incrementare il livello di rischio idrogeologico nelle zone individuate dai Piani e di non precludere ogni possibilità di eliminare le cause che determinano le condizioni del rischio temuto». Sulla vicenda al momento c’è il silenzio delle associazioni ambientaliste che i denuncianti sensibilizzeranno per chiedere un loro intervento. (25 aprile 2008-17:40)
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