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SAVIANO E GOMORRA: CI MANCAVA SOLO LO SPETTACOLO A TEATRO...


Ha debuttato ieri sera al teatro Mercadante di Napoli lo spettacolo "Gomorra", tratto dall'omonimo bestseller sulla camorra del giovane scrittore di Caserta Roberto Saviano, con la regia di Mario Gelardi. In teatro sono state riportate cinque storie tratte dal libro. Cinque personaggi per raccontare "o Sistemà (così i canmorristi chiamano la loro organizzazione) nei suoi vari livelli: dalla bassa manovalanza senza speranza nel futuro, conscia di rischiare ogni giorno la vita, e il livello imprenditoriale della 'Camorra dai colletti bianchi'. 'Gomorra' si apre con un brano tratto dal vero intervento che Saviano fece su un palco proprio a Casal di Principe (Caserta), la Tana del Lupo dei Casalesi, una delle famiglie più importanti e sanguinarie della Campania, in occasione dell'uccisione di uno dei tanti parroci vittima del loro impegno per il sociale. Lo spettacolo non è perfetto, manca soprattutto di un legame, di un contraddittorio tra le varie anime. Ma il vero punto di forza è negli attori, bravissimi, soprattutto Francesco Di Leva, nei panni dell'arrogante Picatchu, un guappo con aspirazioni da boss, ma con la perfetta consapevolezza di poter morire da un momento all'altro. Il suo massimo desiderio era "morire da uomo. Con un colpo alla testa e non sanguinante e sofferente in un lago di sangue con le persone che ti dicono 'che schifo'". Altro personaggio di grande realismo è Adriano Pantaleo, che interpreta Kit Kat, piccolo soldato e sentinella della strada. E poi a seguire Ivan Castiglione nei pericolosi panni di Saviano, che spesso fa la voce narrante, Ernesto Mahieux, il sarto Pasquale che ha realizzato in una piccola bottega l'abito degli oscar per Angelina Jolie. Il livello superiore della Camorra è interpretato da Antonio Ianniello, Mariano, un giovane laureato fissato con i Kalashnikov e Giuseppe Miale Di Mauro è lo stakeholder, viscido laureato che traffica con i rifiuti. La scenografia è curata da Roberto Crea, fatta di colonne di cemento, tubi innocenti e sacchi di terra per evocare il degrado che nell'ultima scena rompendosi scoprono i simboli della Napoli di oggi: San Gennaro, la Madonna, Pulcinella e Maradona. (30 ottobre 2007-12.20

 
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