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S. MARIA C.V., COMMERCIANTI TAGLIEGGIATI: IN MANETTE CARABINIERE E SECONDINO


Un maresciallo dei carabinieri, un assistente della Polizia Penitenziaria, entrambi in servizio a Santa Maria Capua Vetere, da tempo sospesi dal servizio, due imprenditori dell'Agro Aversano e cinque pregiudicati, già detenuti, sono stati i destinatari di nove ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Tribunale di Napoli, a conclusione delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguite dai carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere sull'attività estorsiva del clan dei Casalesi. L'accusa per i sette civili è di associazione per delinquere di tipo mafioso, mentre il carabiniere, Pietro Gesmundo, dovrà rispondere di violazione del segreto d'ufficio aggravata e l'assistente di polizia penitenziaria, Silvio Sagliocco, di minaccia finalizzata a far commettere falsa testimonianza per agevolare il clan dei Casalesi. I provvedimenti restrittivi si riferiscono al prosieguo delle indagini di un'inchiesta avviata nel 2005, in seguito ad una serie di estorsioni ai danni di operatori economici di S.Maria Capua Vetere e dei comuni limitrofi. Il gruppo che faceva capo alla famiglia Schiavone, vedeva come principale esponente - secondo quanto riferito dalla Procura di Napoli - il pluripregiudicato Augusto Bianco, di 44 anni, coadiuvato dal cugino Cesare Bianco, di 41 anni, e da Giovanni Della Corte, di 38 anni. Il cassiere del clan, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, era Carmine Mario Di Filippo, di 48 anni. Francesco Antonio Celeste, di 26 anni, e Gianluca Piazza, di 22, erano incaricati, invece, di recarsi nelle attività commerciali e imprenditoriali della zona per intimare il pagamento del 'pizzo'. Gerardo Giannetti, di 44 anni, è accusato di essere il fiancheggiatore del gruppo criminale. Tra le vittime del 'pizzo' i titolari del centro di telefonia 'Future Game' di San Tammaro e il presidente della sede di S.Maria Capua Vetere dell'associazione antiracket ed antiusura, l'imprenditore Pietro Russo. Alcuni destinatari delle ordinanze di custodia cautelare erano stati già arrestati e condannati durante la prima fase dell'inchiesta, perché ritenuti responsabili, tra l'altro, di estorsioni aggravate e favoreggiamento nei confronti del clan dei Casalesi. (15 ottobre 2007-21:34)

 
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