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SEQUESTRO STUDENTESSE DA ROMA A CASERTA: PARLA D'ALFONSO


Caserta - "Volevo vedere se riuscivo a fermarmi. Mi volevo mettere alla prova". Sabatino D'Alfonso, il 45enne detenuto in permesso premio, solo nato a Villa Literno (come aveva precisato una nota del comune casertano nei giorni scorsi), che la sera del 6 agosto ha tenuto sotto sequestro quattro ragazze romane per violentarle approfittando delle ultime ore di licenza, si e' giustificato cosi' davanti al gip del tribunale capitolino Marco Mancinetti che lo ha interrogato nel carcere di Regina Coeli. Dopo l'intervista di una delle giovani al Tg1 arriva dunque anche l'esito dell'interrogatorio. D'Alfonso, che stava scontando a Sulmona una condanna per una storia di droga e che in passato era finito nei guai per un'altra analoga vicenda di molestie sessuali, ha ammesso i fatti contestati precisando pero', con non poca soddisfazione, di essersi fermato in tempo e di non aver fatto del male a quelle ragazze. Il giudice, che tecnicamente non ha convalidato il fermo disposto dalla procura di Roma per insussistenza del pericolo di fuga (D'Alfonso, in effetti, si e' regolarmente presentato nel carcere abruzzese la mattina del 7 agosto), ha tuttavia emesso un'ordinanza di custodia cautelare per tentata violenza sessuale e sequestro di persona. Nel giustificare la misura restrittiva, il gip Mancinetti ha parlato di "inquietante e paradossale motivazione" addotta da D'Alfonso per spiegare le ragioni del suo gesto, evidenziando a carico dell'indagato la pericolosita' sociale e il rischio di recidiva. Nessun provvedimento e' stato emesso con riferimento all'arma utilizzata dal detenuto campano che, pistola in pugno, ha minacciato le ragazze, studentesse in medicina tra i 20 e i 23 anni, mentre chiacchieravano a bordo della loro Renault Clio nei pressi di via del Teatro Marcello. E' da chiarire se D'Alfonso detenesse o meno una pistola giocattolo: di fatto, se ne e' sbarazzato prima di rientrare a Sulmona. Nell'ordinanza, il gip Mancinetti ha anche rilevato come il detenuto si sia mostrato insensibile ai trattamenti premiali concessigli dal tribunale di sorveglianza dell'Aquila. Al magistrato D'Alfonso ha spiegato che dopo aver rinunciato a violentare le giovani, anche perche' nessuna intendeva fare l'amore con lui, ha indicato loro la strada che avrebbero dovuto percorrere per lasciare la zona di campagna di Caivano (provincia di Napoli ma ai confini con Caserta), dove le aveva portate perche' sottoposto all'obbligo di firma presso una caserma dei carabinieri, e raggiungere l'autostrada per Roma. Circostanza effettivamente confermata dalle stesse parti offese che hanno riconosciuto D'Alfonso dalle foto mostrate negli uffici della polizia, indicandolo poi senza dubbi ("e' quello con il volto butterato") nella ricognizione effettuata a Regina Coeli il giorno del fermo. Le indagini proseguono, comunque, per capire il senso della presenza a Roma di D'Alfonso che dopo essersi messo alla guida dell'auto delle ragazze, aveva fatto tappa a Cinecitta' per incontrare un amico. Appuntamento saltato e viaggio proseguito sulla Roma-Napoli con le ragazze che danno l'allarme con un sms partito dal cellulare di una del gruppo indirizzato al fratello. (14 agosto 2007-23:56)

 
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