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NO AL BOSS ZAGARIA A PARMA: PARLA (IN ANONIMO) UNO DEI SOCI DE 'IL RICHIAMO'


(Esclusiva Casertasette.com) -Intervista ad uno dei responsabili de 'Il Richiamo', l'associazione (con sito internet) che ha diffuso nei giorni scorsi un manifesto contro la presenza dei boss in provincia di Parma

D: Come e quando nasce Il Richiamo? In quanti lo sostengono attivamente e di dove siete?

L’associazione in quanto tale nasce solo pochi mesi fa, ma le prime azioni dimostrative risalgono alla fine del 2005. Conosco gli altri membri del gruppo fondatore fin dall’infanzia. So cosa provano le persone con le quali ho deciso di dire basta e di rimboccarmi le maniche. Non posso dirti quanti collaborano saltuariamente, ma i nostri “fedelissimi” - io li chiamo così - sono circa una trentina, divisi tra Milano e Napoli.

D: Cos’è che scatta e spinge a darsi da fare in “modo diverso”?

Molte associazioni e comitati simili al “Richiamo” sono nati dopo un episodio ben preciso: un omicidio, una rapina, una goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma il singolo episodio, sia pure tragico come per esempio la morte di Annalisa Durante, o la rapina al tabaccaio del quartiere bene, non può reggere su di sé il futuro di un’associazione, rischia di limitarlo nel tempo e negli obiettivi. In generale posso dire che è la rabbia una molla che ti spinge a intervenire per modificare la realtà. Nel nostro caso, non c’è stata una scintilla precisa, ma un surplus di rabbia nei confronti della realtà circostante, accumulato nel tempo e incanalato al momento nella direzione che crediamo sia quella da seguire.

D: Quali obiettivi state perseguendo e cosa credete sia concretamente realizzabile?

Uno degli obiettivi è quello di convogliare le energie inespresse in questa città in un progetto che crediamo rivoluzionario, perché non banale, non politicizzato, non retorico e soprattutto concreto: modificare il territorio tramite l’organizzazione di eventi specifici, e insieme una serie di campagne all’avanguardia per quanto riguarda la sensibilizzazione contro la mentalità camorrista.

D: Perchè avete scelto proprio Parma per la faccia di Michele Zagaria?

Quando si parla di grandi boss di mafia e camorra ancora latitanti, difficilmente qualcuno ricorda o fa riferimento a Michele Zagaria. Boss indiscusso di Casapesenna, paese dell’agro aversano dove è nato, chiamato “capastorta” per irregolarità del suo viso o “Manera”, è lui il capo operativo del cartello dei casalesi. La famiglia Zagaria possiede aziende satellite in tutta Italia ed è, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia (Dda), la prima impresa italiana nel movimento terre. La più potente.Le indagini hanno dimostrato che le imprese edili legate ai casalesi si sono infiltrate nei lavori dell’alta velocità al Nord, dopo averlo fatto al Sud. La stampa nazionale continua a considerare Michele Zagaria e il clan dei casalesi un fenomeno confinato al perimetro campano. Eppure si tratta di un clan potente e pericoloso. Cemento, narcotraffico, racket, appalti, rifiuti, l’azienda dei casalesi, con un giro d’affari valutabile in cinque miliardi di euro. Sede sociale: il triangolo Casal di principe, San Cipriano d’Aversa, Casapesenna.

«La criminalità organizzata, e soprattutto i casalesi - commenta Raffaele Cantone, pm della Dda di Napoli, che ha svolto importanti inchieste sulle attività del clan casertano - ha interesse a lavorare sott’acqua. Vuole essere lontano dai riflettori e l’interesse dei suoi boss è quello che si parli di loro il meno possibile». Un regalo prezioso al boss del cemento.

E' su questo silenzio - che noi del "Richiamo" vogliamo abbattere anche soltanto con un grido sui muri, che si gonfia e diventa sempre più potente il prestigio del numero uno, Michele Zagaria “Capastorta”.

D: Temete, benché minimamente, qualche sorta di ripercussioni? Mai avuto alcun problema di questo tipo?

Finora siamo stati fortunati, anche perché non pesiamo così tanto. Ma il rischio c’è ed è inutile negarlo. L’importante è far capire quello che facciamo, non presentarci come corpo ostile ed alieno. Il nostro è un potere senza armi. Possono minacciarti, possono farti paura, ma intanto quello che scrivi e che dici non sparirà mai. È presente, resta sulle nostre mura, come una cicatrice sulla coscienza della città.

D: C’è chi scappa via da Napoli: è da condannare secondo voi?

No. Però si può essere viaggiatori, non per forza emigranti, come diceva Troisi!

(5 luglio 2007-10:08)

 
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