CASERTA - (di Luca Kocci da Adista) - "Opposizione fino all’autosospensione dagli enti
di rappresentanza locale" se la salute dei cittadini e la legalità
democratica vengono sacrificate sull’altare degli interessi di bottega e
di partito. È il forte appello rivolto dal vescovo di Caserta, mons.
Raffaele Nogaro, "al presidente, agli assessori, ai consiglieri della
Provincia di Caserta e ai sindaci, agli assessori, ai consiglieri dei
Comuni di Caserta, Maddaloni, San Marco Evangelista, San Nicola La
Strada", spettatori complici o impotenti dell’apertura di una nuova
discarica che potrebbe trasformarsi in una ‘bomba ecologica’ capace di
produrre danni incalcolabili ad una popolazione e ad un territorio già
assediato da rifiuti, cave abusive, cementificazione selvaggia e privo
di aree verdi (v. la vicenda Macrico su Adista nn. 9 e 15/07).
"Le nostre terre – scrive il vescovo in una lettera aperta che domenica
15 aprile è stata letta nelle chiese e distribuita ai fedeli da quasi
tutti i parroci della diocesi – sono state interessate nei decenni
passati dallo sversamento di quantità incalcolabili di rifiuti tossici.
Sversamenti illegali in discariche illegali che hanno compromesso quasi
definitivamente l'equilibrio ecologico con inquinamento mortale di
acqua, terreni e ciclo alimentare. Da questo traffico la camorra ha
ottenuto elevatissimi proventi. Si tratta di rifiuti di sostanze letali
per gli esseri umani, tanto che in vaste aree della provincia di Caserta
vi è spaventosa insorgenza di tumori e di malformazioni genetiche, ormai
statisticamente e scientificamente provate, con percentuali che ci fanno
raggiungere un tristissimo primato europeo". Come del resto dimostra un
recentissimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità –
commissionato da Guido Bertolaso, capo della Protezione civile e ora fra
i principali sostenitori della nuova discarica in veste di Commissario
di governo per l’emergenza rifiuti – sul "trattamento dei rifiuti in
Campania": nei comuni del casertano e del napoletano interessati dalla
presenza di discariche si registra un aumento della mortalità per tumore
del 9-12% e un incremento delle malformazioni neonatali dell’apparato
uro-genitale dell’84% rispetto alla media nazionale.
La nuova discarica che governo, Provincia e Comune si apprestano ad
aprire (v. notizia successiva) si trova nell'area denominata "Lo Uttaro"
(giuridicamente nel comune di Caserta, ma al confine con Maddaloni, San
Marco Evangelista, San Nicola la Strada), in una zona abitata da circa
200 mila persone. "A ‘Lo Uttaro’ – denuncia Nogaro – negli anni passati
sono stati sversati, in diverse discariche, milioni di metri cubi di
spazzatura, una parte dei quali residui industriali, anche esteri, e di
altissima tossicità. In una di queste discariche, la cava abusiva
Mastropietro, il commissario di Governo per l'emergenza rifiuti, il
presidente della Provincia e il sindaco di Caserta hanno deciso di
depositare 450 mila metri cubi di nuova spazzatura. Le leggi però non
consentono né di aprire nuove discariche in aree dove esse sono già
presenti né di sversare altri rifiuti in una vecchia discarica".
Allora, chiede il vescovo, "come possiamo accettare tanta illegalità e
un tale attentato alla vita? Si tratta di un errore che potrà avere
ulteriori gravissime conseguenze per tutta la nostra popolazione. Un
errore che renderà definitiva la calamità nella quale già siamo
costretti, nostro malgrado, a sopravvivere". La nuova discarica va
subito bloccata e le istituzioni locali, "come ancora non hanno
colpevolmente fatto", devono attivarsi immediatamente per avviare la
raccolta differenziata, del tutto inesistente.
"È mio dovere – scrive Nogaro – richiamarvi ad un intervento immediato
perché il mandato popolare che vi è stato affidato vi impone di agire
per il bene di tutti. È la vita di tutti noi che è in pericolo,
soprattutto quella dei bambini destinati ad accumulare nel tempo
sostanze altamente nocive. È a nome loro e a nome dei tanti cittadini
già ammalati che mi appello alle vostre coscienze di donne e uomini
impegnati nell'amministrazione del bene comune, perché al di là delle
appartenenze di partito, oltre qualsiasi calcolo elettorale, personale,
di gruppo o di corrente facciate prevalere la legalità e la giustizia
per queste nostre terre sfigurate da cave, rifiuti tossici e camorra. Il
mandato di rappresentanza che i cittadini vi hanno affidato è una
responsabilità grandissima, ognuno di voi si senta interpellato
personalmente in questa ora tanto grave. Nessuno di voi può delegare ad
altri (segretari di partito, capigruppo o capicorrente) la personale
responsabilità di fronte al male, sia esso compiuto con deliberata
coscienza sia esso realizzato per ignoranza o provocato dall'inganno".
"La camorra che tutti dicono di voler combattere – conclude la lettera
aperta – si sconfigge innanzitutto restituendo ai cittadini fiducia
nelle istituzioni che devono mostrarsi coraggiose e libere da
condizionamenti e interessi personali. Vi chiedo quindi di manifestare
con me il vostro dissenso dalle decisioni che sono state incautamente
prese, di trovare le forme opportune di opposizione fino
all'autosospensione dagli enti di rappresentanza locale nei quali siete
impegnati".
I "rifiuti" della Cei
L’impegno del vescovo Nogaro non è però sostenuto dalla Cei, che da anni
è in ottimi rapporti con Bertolaso: "La Conferenza episcopale italiana
appoggia pienamente il lavoro del dottor Guido Bertolaso sul problema
dei rifiuti in Campania" ha dichiarato il 19 aprile scorso mons.
Giuseppe Betori, Segretario Generale dei vescovi, riferendosi alla
mobilitazione della diocesi di Caserta. "L'affermazione della legalità,
su cui insiste Bertolaso - ha sottolineato Betori, nel corso di una
conferenza stampa di presentazione dell’Agorà dei giovani che si terrà
l'1 e 2 settembre prossimi a Loreto - è una cosa da condividere in
assoluto".
Nel corso della stessa conferenza stampa, una reazione stizzita alla
lettera di mons. Nogaro è arrivata anche dallo stesso capo della
Protezione Civile, che in vista di Agorà (cui presenzierà anche il
papa), ha assunto l’incarico di commissario delegato dal governo a
gestire l’evento: nell'emergenza rifiuti in Campania, anziché favorire
un ritorno alla legalità, "ci sono autorità religiose che pensano di
giocare dall'altra parte del campo". Pur non facendo nomi, Bertolaso ha
fatto riferimento, oltre che a Nogaro, anche all’impegno del missionario
comboniano Alex Zanotelli (v. notizia successiva). "È abbastanza
paradossale - ha detto - che chi si è impegnato per ripristinare la
legalità debba confrontarsi con autorità religiose o anche con
missionari che ha conosciuto anni fa in Africa in tutt'altre
situazioni". "I problemi dei rifiuti in Campania - ha concluso Bertolaso
- si risolvono affrontandoli insieme, non con lo scontro".
LO UTTARO: STORIA DI UNA DISCARICA
ILLEGALE E PERICOLOSA
La vicenda della cava Mastropietro inizia
nell’ottobre del 2006, quando il Commissario di governo per l’emergenza
rifiuti, Guido Bertolaso (in passato direttore dell’Ufficio nazionale
servizio civile e coordinatore del Giubileo del 2000 durante i governi
di Prodi, D’Alema e Amato, nonché attuale capo della Protezione civile),
chiede che nella provincia di Caserta venga individuato un sito da
utilizzare come discarica per la Frazione organica dei rifiuti solidi
urbani (Forsu), cioè la parte ‘umida’ dei rifiuti domestici che, se non
opportunamente trattati, sono quelli che creano i maggiori problemi
igienico-sanitari.
L’allora prefetto di Caserta, Maria Elena Stasi, istituisce un gruppo di
lavoro coordinato dal vice prefetto vicario, Francesco Provolo, e
composto da rappresentanti della Provincia e dei Commissariati di
governo per l’emergenza rifiuti e per l’emergenza bonifiche. Il gruppo
conclude i lavori il 28 ottobre ed invia la sua relazione a Bertolaso:
vengono individuate 5 cave dismesse che in tempi brevi potrebbero essere
adibite a discarica; di queste, la più adatta sembra essere la cava di
tufo (abusiva) Mastropietro, situata in località "Lo Uttaro" (una zona
alle porte della città, densamente popolata e a poche centinaia di metri
dal policlinico di Caserta, attualmente in costruzione), poiché – si
legge nella relazione – il sito ha una volumetria complessiva di 400mila
metri cubi, è utilizzabile per otto anni e "non è interessato dalla
presenza di rifiuti" precedenti. Bertolaso accoglie la proposta: l’11
novembre viene firmato il protocollo di intesa fra il Commissario di
governo, il presidente della Provincia Sandro De Franciscis e il sindaco
di Caserta Nicodemo Petteruti e, alla fine di gennaio, iniziano i lavori
per la preparazione della discarica che ai primi di aprile avrebbe
dovuto accogliere i primi rifiuti.
Intanto, però, il Comitato emergenza rifiuti di Caserta si mette in moto
e scopre che la relazione del gruppo di lavoro istituito dal prefetto
contiene gravi inesattezze: la cava Mastropietro, infatti, è già stata
oggetto, fra il 1993 e il 1994, di sversamenti abusivi di rifiuti. Una
situazione nota a molti: alla Prefettura, che lo aveva scritto in una
relazione del 2001; alla Regione Campania e al Commissario di governo
per l’emergenza bonifiche e tutela delle acque per la Campania che,
infatti, il 9 settembre 2005 avevano approvato il Piano regionale di
bonifica delle aree inquinate dichiarando l’area Lo Uttaro "sito di
interesse nazionale" dove l’unica attività consentita sarebbe stata la
messa in sicurezza e la bonifica. Inoltre una legge nazionale (la 290
del 6 dicembre 2006, "Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza
nel settore dei rifiuti nella regione Campania") vieta la localizzazione
di nuove discariche in aree – come appunto la cava Mastropietro – dove
già c’è presenza di rifiuti che producono percolato (cioè il liquido
altamente inquinante e tossico che si origina dall'infiltrazione di
acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi), il
quale deve essere captato ed opportunamente trattato nel sito stesso
della discarica oppure trasportato in impianti ad hoc. Norme
completamente ignorate dalle amministrazioni locali, dalla Prefettura e
dal Commissario di governo, come conferma anche Michele Zanfanti, il
capocantiere della ditta che sta preparando il sito per la nuova
discarica: non abbiamo fatto altro che ricoprire la vecchia discarica
abusiva i cui rifiuti producono abbondante percolato, racconta a Giulio
Finotti, giornalista che gestisce il sito di informazione alternativa
www.finotti.info.
Il Comitato emergenza rifiuti denuncia i fatti alla magistratura e
chiede al Tar del Lazio di bloccare l’avvio della del conferimento dei
rifiuti nella nuova discarica. Il 4 aprile il Tar, in attesa di
esprimersi con una sentenza, ha però negato la sospensiva richiesta dal
Comitato sostenendo che, "sebbene in passato possano esservi stati
sversamenti abusivi", tuttavia non esisterebbero rischi per l’ambiente.
Partono allora le assemblee – lo scorso 11 aprile se ne è svolta una nel
palazzo arcivescovile a cui hanno partecipato il vescovo, mons. Raffaele
Nogaro, p. Alex Zanotelli, molti preti, religiosi e religiose della
diocesi casertana – e viene installato un presidio permanente presso la
cava Mastropietro per bloccare i primi camion dei rifiuti che però non
si sono ancora visti.
Ma per quale motivo amministratori locali, Prefettura e Commissario di
governo si ostinano a volere la discarica proprio a "Lo Uttaro",
nonostante ci siano anche altri siti disponibili? La camorra, che di
fatto gestisce lo smaltimento dei rifiuti in Campania, ha sicuramente un
peso non secondario nella vicenda. E il Comitato avanza anche un’altra
ipotesi: allestendo la nuova discarica su quella abusiva precedente, si
vuole coprire definitivamente quell’illecito, per il quale c’è un
processo in corso in cui sono coinvolti rappresentanti delle
amministrazioni locali tuttora in servizio. (23 aprile 2007-20:45)
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