CASERTA, CASO MACRICO: IN UNA LETTERA SUOR RITA BACCHETTA DON ARAGOSA
Data: Martedì, 13 febbraio @ 10:07:38 CET
Argomento: Religione




Caserta (di Luca Kocci) - I mezzi di informazione, don Luigi Ciotti, i ‘consiglieri' del vescovo, gli ambientalisti: attacca tutti don Antonio Aragosa, il direttore dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Caserta che ha ceduto in affitto ad un noto camorrista della zona un terreno agricolo di 2.600 metri quadrati a 13 euro al mese e che vuole vendere al Comune per 35 milioni di euro o ai palazzinari per almeno il doppio un'area di 33 ettari, il Macrico, di proprietà dello stesso Istituto (v. Adista nn. 7, 9 e 11/07). Don Aragosa ha convocato la stampa lo scorso 5 febbraio (insieme a lui c'era anche il vicedirettore dell'Istituto, Nicola Franzese; mancava invece il vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, per nulla intenzionato a partecipare all'iniziativa), non ha smentito nemmeno uno dei fatti che lo riguardano ma ha attaccato mezzo mondo: la stampa, accusata di "violenta e calcolata cattiveria"; don Luigi Ciotti, presidente di Libera e fondatore del Gruppo Abele, colpevole di aver sollevato qualche critica all'Istituto, dai microfoni del telegiornale di La7, invitando don Aragosa a rescindere il contratto con il camorrista; i casertani "vicini al vescovo", che lo avrebbero "strumentalizzato per farci apparire contro di lui o in contrasto con lui"; e Sergio Tanzarella, presidente del comitato "Macrico Verde" (che da anni si batte perché l'area venga trasformata in verde pubblico a disposizione della città, sottraendola al rischio di cementificazione), reo di aver criticato l'Istituto durante un'assemblea pubblica, lo scorso 19 gennaio, e di aver messo in guardia dai rischi di una mega-speculazione edilizia sull'area. Una reazione scomposta, quella di don Aragosa, che ha spinto a prendere la parola sulla vicenda le suore orsoline di Casa Rut, che da oltre dieci anni lavorano a Caserta con le donne straniere in difficoltà, molte delle quali vittime della tratta (v. Adista n. 67/2006). "Quanto sta avvenendo da alcuni giorni, a livello mediatico, è davvero indecoroso e deplorevole", scrive in una lettera aperta, a nome dell'intera comunità religiosa, suor Rita Giaretta (da pochi giorni nominata vicedirettrice della Caritas diocesana). "Tale campagna mediatica è partita dagli accertamenti fatti dai Carabinieri, in un appezzamento terriero a Marcianise, nei quali si è ‘scoperchiata' una realtà spiacevole: un contratto di fitto fatto tra il proprietario, l'Istituto diocesano sostentamento clero e un affittuario ‘speciale'. Mi verrebbe da dire: grazie a Dio, ma soprattutto grazie all'arma dei Carabinieri che ci ha dato modo di venire a conoscenza di tale sgradevole situazione". E "il mio grazie – prosegue – va anche a chi, trovandosi all'indomani della ‘scoperta-denuncia' a dover partecipare ad un incontro pubblico, ha con coraggio e forza dichiarato pubblicamente la gravità di quanto scoperto (Tanzarella e gli attivisti del comitato "Macrico Verde", ndr), e cioè che l'Istituto diocesano avesse tra i suoi affittuari delle persone che la stessa Giustizia, nel suo operato, ha definito esponenti di famiglia camorrista. Era giusto dirlo, era giusto denunciare, era giusto forzare vie di verità… Lo avrei fatto anch'io, per amore della mia gente". Suor Rita si rivolge poi a don Aragosa: "tutto era così lineare, bastava un po' di umiltà e semplicemente riconoscere l'errore fatto". "La strada era facile da percorrere: il presidente dell'Istituto diocesano prendeva atto di quanto era emerso, grazie ai puntuali accertamenti fatti dai Carabinieri, prendeva consapevolezza che l'opinione pubblica era ormai al corrente di tale imbarazzante notizia… e dava immediatamente avvio alle pratiche per la recessione del contratto di fitto con il Belforte" (Pasquale Belforte, il camorrista che aveva avuto il terreno in affitto, il cui contratto – grazie all'intervento del vescovo – sarà presto rescisso). "Bastava comunicare e fare questo, subito", prosegue suor Rita. "Non era quindi il caso di ‘indire difese' dove hanno trovato spazio assurde e malefiche accuse, come quelle apparse il 6 febbraio 2007 su vari quotidiani ("Il Mattino", "Il Corriere di Caserta", "Il giornale di Caserta", ndr), così riportate: ‘Il vescovo, in questa vicenda, è stato tradito da persone a lui vicine, è stato strumentalizzato ecc…' Anch'io mi sento colpita da questa affermazione… perché anch'io per grazia, per onore e amicizia mi sento vicina al mio vescovo". "Un auspicio – conclude la lettera –: poniamo parole, energie, idee, sforzi e soprattutto cuore per trovare insieme (Chiesa, istituzioni, cittadini) intese dignitose e possibili, che abbiano a cuore il bene della nostra gente, a cominciare dall'area dell'ex Macrico, un ‘bene verde' da restituire alla vita della nostra città". (da 'Adista del 12 febbraio 2007)





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