AMBIENTE, SEQUESTRI OPERAZIONE "RE MIDA": LE CIFRE
Data: Mercoledì, 26 novembre @ 13:41:43 CET
Argomento: Ambiente




Decine di milioni di euro bloccati su circa 100 conti intestati agli arrestati, altri terreni sequestrati in provincia di Caserta, cinque perquisizioni in laboratori di analisi emersi dopo i primi riscontri eseguiti sulla documentazione sequestrata il 24 novembre e nuovi controlli per individuare l' inquinamento delle falde acquifere, stante l' assoluto degrado dei terreni sequestrati che si presentavano colmi di rifiuti: sono i risultati del prosieguo dell' operazione "Re Mida" sul traffico di rifiuti, che lunedì scorso ha portato all'emissione di 22 misure cautelari. Sono inoltre in corso verifiche per individuare la tipologia degli inquinanti presenti poiché, secondo gli investigatori, vi é il fondato motivo di ritenere che possa esserci presenza di metalli pesanti, diossina e Pcb. Secondo quanto si è appreso, l' indagine ha consentito di sollevare il velo sul traffico illecito di rifiuti in Campania, ed in particolare nelle province di Napoli e Caserta, destinazioni per i rifiuti di aziende del Centro nord. Due sono le direttrici lungo le quali si è sviluppata l' indagine, la prima delle quali relativa ad un traffico di rifiuti speciali, prevalentemente di natura urbana, provenienti dal Consorzio "Milano Pulita", che si occupa della raccolta e del recupero dei rifiuti solidi urbani dell' hinterland milanese, illecitamente smaltiti; la seconda direttrice invece, che secondo gli investigatori è la più rilevante per i quantitativi di rifiuti, è relativa ad una attività di illecito smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non, prevalentemente fanghi di conceria (provenienti da Veneto e Toscana) e dell' industria conserviera (Campania), secondo due delle più note e sbrigative modalità di smaltimento illegale di rifiuti, il "tombamento" e lo spandimento in agricoltura quale "compost", il tutto - secondo gli inquirenti - con la complicità di compiacenti agricoltori. Inoltre, durante l' indagine, secondo quanto si è appreso, sono emerse attività estorsive da parte di esponenti della criminalità organizzata appartenenti al clan dei Casalesi, ai danni di uno degli imprenditori cui le attività di illecito smaltimento facevano capo, sicché per il suo esercizio veniva richiesto il versamento, secondo modalità costanti, di un "sostanzioso obolo".





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