L'INTERVISTA DI NATALE: IL PENSIERO DELL'OPUS DEI ATTRAVERSO DON MICHELE DIAZ
Data: Domenica, 24 dicembre @ 15:18:07 CET
Argomento: Cultura




Giovanna Canzano
intervista
Don Michele Diaz
24 Dicembre 2006

Il pensiero dell’OPUS DEI attraverso Don Michele Diaz

Entrando nella Basilica di S. Eugenio a Roma, notiamo che le opere d‘arte sono state realizzate tutte di artisti viventi, e perciò, non si avrà alcuna curiosità “storica”, infatti la Basilica è stata costruita tra 1942 e il 1951, così, S. Eugenio fu aperta, prima ancora di essere costruita, all’arte contemporanea. Infatti, notiamo ai due lati dell’altare due vetrate: a sinistra con la rappresentazione di un angelo con la data della fondazione dell’opera 2.10.1928, e a destra c’è la raffigurazione di san Josemaria Escrivà.
All’interno della Basilica, ho appuntamento con don Michele Diaz, da 25 anni a S. Eugenio e da sette anni parroco. Nato in Spagna isole Canarie, da 35 anni è a Roma, laureato in filologia classica in filosofia pura e in teologia, si è a sempre dedicato alla pastorale alle anime ad educare i cristiani alla fede di Cristo.
Non ha bisogno di pubblicato libri per far conoscere il suo pensiero, i suoi libri li legge lui stesso direttamente dal suo cuore a tutti i fedeli che ascoltano le sue omelie.
La Basilica di S. Eugenio, da circa 20 anni è stata affidata alla prelatura dell’Opus Dei e, nell’Opus Dei si vivono e si incoraggiano la libertà e il pluralismo in tutte le questioni politiche, culturali, economiche e sociali che non sono state definite dalla Chiesa, e, don Michele, nell’intervista non è venuto meno a questi principi.
(Per saperne i più sull’Opus Dei, si può consultare il sito: www.opusdei.it)

D. In che modo la Chiesa Cattolica non deve interferire nella vita dello Stato italiano?

R. La Chiesa non ha una finalità temporale, e quindi non è chiamata a occuparsi in modo immediato delle questioni politiche.
La Chiesa ha una missione spirituale e deve portare avanti il messaggio del vangelo che è il messaggio di vita eterna che va al di là di quelli che sono le questioni puramente terreni.
Su questo punto Gesù ha parlato in maniera molto chiara dicendo: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Cesare è lo stato e lo Stato ha una sua autonomia.
Le questioni temporali hanno una loro autonomia e Dio non ha stabilito ogni particolare sulla convivenza umana.
Dio ha creato l’uomo intelligente, e poi ha lasciato a lui la responsabilità di organizzare tutte le questioni temporali.

D. La Santa Inquisizione, in questo caso, la Chiesa non è andata un po’ oltre il suo ruolo?

R. Lì c’era sicuramente una commistione di ruoli, ma per poter interpretare bene tutto quel periodo storico, bisognerebbe giudicarli con la mentalità di allora, collocarsi nel tempo in cui sono avvenuti.
La Chiesa ha sicuramente commesso anche alcuni errori, li ha riconosciuti anche Giovanni Paolo II, chiedendo pubblicamente perdono a nome della Chiesa, per tutti quegli errori degli uomini che in quel momento hanno preso delle posizioni magari discutibili.
Per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia umana in questo periodo storico in cui stiamo vivendo oggi, quei fatti probabilmente non sarebbero accaduti, e poi dobbiamo anche dire che sulla Santa Inquisizione c’è tanta leggenda nera.
I cittadini che venivano sottoposti a processo, erano liberi i scegliere se farsi processare dalla giurisdizione ordinaria secolare civile o dalla giurisdizione ecclesiastica e, molto spesso essi sceglievano la giurisdizione ecclesiastica perché era molto più morbida di quella secolare. Preferivano un processo fatto dalla Chiesa perché sicuramente c’era anche allora più onestà.

D. Crocifissi strappati dai muri, avanzata mussulmana nella nostra cultura, nel nostro territorio dove ci sono state solo tracce di protestantesimo lo stato laico spoglia i cittadini della loro religiosità, indebolendoli e dando modo così a un’altra religione di trovare una strada aperta per proliferare?

R. Io penso che noi cattolici in quanto cittadini, abbiamo il diritto di far rispettare le nostre tradizioni, i nostri sentimenti religiosi, così come ci impegniamo a rispettare i sentimenti religiosi delle altre religioni.
Se qualcuno viene da fuori in un paese che è tradizionalmente da duemila anni cattolico, dovrebbe impegnarsi a rispettare profondamente quello che è la tradizione di questo paese.
Non bisogna avere nessun complesso di inferiorità, pensando che per essere più equilibrati con le persone che non condividono la nostra fede dobbiamo levare ogni simbolo religioso, per esempio dalle nostre scuole, dagli uffici pubblici. Questo comportamento è sbagliato, perché lì studiano o lavorano tante persone che credono in Gesù Cristo per i quali il crocifisso è il segno più importante, un punto di riferimento significativo. Dobbiamo essere più coerenti, e, avere più coraggio per difendere quelli che sono i nostri sentimenti religiosi

D. La Turchia come ‘terreno’ per una evangelizzazione…

R. In Turchia fu ucciso un sacerdote che andò a testimoniare la fede in Cristo in un terreno certamente difficile. In Turchia i mussulmani sono in maggioranza assoluta. Quasi il 100% della popolazione è mussulmana. Quindi, questo sacerdote ha inteso come missione portare lì il seme del vangelo, e ha dato la sua vita per il vangelo. Penso che la chiesa cattolica non può che apprezzare la missione di questo sacerdote, sicuramente sarà un uomo che anche dal cielo continuerà a pregare. E, come lui, ci sono tanti uomini che hanno dato la vita per Cristo in molte parti della terra.

D. Pacs, divorzio aborto come si pone la Chiesa?

R. I cristiani sono tenuti a difendere i valori di cristiani.
Tutto ciò che si oppone ai principi della nostra fede, che sono in fondo i dieci comandamenti, dovrebbero essere difesi in modo pacifico e democratico con tutti i mezzi a nostra disposizione.
Quindi non c’è nulla che vieti a un cattolico di difendere in tutte le sedi, come il parlamento politico, e in qualsiasi ambito civile le proprie convinzioni religiose. Alcuni cristiani si trovano in un atteggiamento di debolezza perché è debole la loro fede, allora, non avendo una fede forte fanno fatica a difenderla.

D. Codice da Vinci di Dan Brown

R. Non è un libro storico è solo un romanzo inventato, dove non si rispetta quella che è la verità storica di Cristo e della Chiesa Cattolica. E’ un libro certamente immorale perchè non rispetta né la verità storica né quella che è la convinzione profonda di quasi due miliardi i persone cioè di tutti i cristiani che credono in Cristo che è il figlio di Dio.

Giovanna Canzano
giovanna.canzano@email.it






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